Che si sia ispirato al Cubismo o all’Astrattismo o che li abbia oltrepassati, Fausto Pirandello ha sempre superato la forma per dare spazio al contenuto. E nel suo contenuto sono presenti, sempre, i tormenti della sua vita interiore.
Nella mostra che dal 15 Giugno al 15 Novembre prossimi si svolgerà a Milano organizzata dalla Galleria Six di Sebastiano Dell’Arte con il patrocinio della Fondazione Fausto Pirandello, dal titolo “Fausto Pirandello – Corpi”, sarà in esposizione una selezione di olii insieme a pastelli, acquarelli e sanguigne inediti, provenienti dallo studio dell’artista. Nel catalogo in preparazione, curato da Manuel Carrera, Direttore artistico della Fondazione Fausto Pirandello, verranno inseriti anche alcuni scritti inediti del grande maestro.
In galleria saranno, quindi, visibili nudi femminili, bagnanti, crocifissi tutti a ricordare che, orpello di ciascuno di noi, è il corpo. E Fausto Pirandello non si risparmiò certo nella sua rappresentazione, esprimendo in esso tutti i tormenti della sua esistenza e soprattutto il suo difficile rapporto con la donna. E l’ erotismo, il suo, viene punito, quasi, dalle deformazioni che il corpo ostenta in un tentativo di mortificazione di se stesso per dare spazio, per condurre l’osservatore al pensiero, all’anima, alla spiritualità.
Evoluzione dal punto di vista formale dell’arte contemporanea del cubismo di Picasso e dell’astrattismo europeo, “…la sua è una pittura espressiva che si rifà al suo vissuto, alla sua personalità. Il suo è anche un erotismo tormentato che si deve al suo rapporto con la donna. Si pensi che tenne nascosta al padre la sua relazione prima, il matrimonio poi, con la modella anticolana Pompilia D’Aprile, già nota e che aveva posato nuda per artisti importanti prima di Fausto tra cui Auguste Rodin e in un’Italia post bellica e bigotta, non era sicuro che potesse essere particolarmente gradita al padre Luigi, molto tradizionalista nella vita privata”. Sono le parole di Manuel Carrera, e ancora “…a partire dal dopoguerra aderisce sempre più al Cubismo del ‘900, attraversa l’Astrattismo; gli artisti rileggono quello che si era inventato Picasso ma cambia la forma non il contenuto. Anche aderendo ai cubisti o agli astrattisti i corpi sono sempre presenti ma il tormento emerge ugualmente. Non sono corpi che esprimono gaiezza ma si inseriscono in una interpretazione attraverso un linguaggio moderno. E se l’immagine si frantuma in mille pezzi, anche ricomposti restano sempre tormentati”.
Il Direttore della Fondazione sottolinea, lo si leggerà nel saggio a corredo del catalogo, che “…era inevitabile che i corpi nudi in Fausto Pirandello risentissero della scultura di Arturo Martini che fu suo maestro… e la pelle rappresentata da Pirandello è talmente materica che ricorda alcuni particolari delle sculture di Martini”.
Facendo riferimento ai suoi pastelli su carta, così li definiva: “Un estemporaneo battito d’ali di farfalla” e insieme una imprescindibile tavolozza da cui trarre il quadro finale, pur vivendo di una vita propria e per questo non meno importante.
L’imperfezione dei corpi rappresentati, sia negli oli che nei pastelli o nelle sanguigne, sono la trasposizione pittorica del travaglio interiore che lo accompagnò tutta la vita e questi, liberati dalla propria effimera apparenza, mostrano e si palesano come tormento anche per lasciare spazio al colore che può finalmente esprimere l’anima che può essere libera di mostrarsi agli sguardi di un osservatore, anche il meno attento.
Nelle sue crocifissioni dove il corpo è terribilmente terreno, anche perché straziato, il punto focale non è il tormento delle carni ma quello dell’anima che traspare anzi trasuda dagli sguardi, dagli occhi scavati fin nel profondo dell’anima, che rivelano una spiritualità che non ha bisogno di traduttori corporei. Questo è il suo Cristo.
“In quest’arte le forme astrattizzate o astratte (linea, superfici, macchie, ecc.) non sono importanti in quanto tali; ciò che importa è la loro risonanza interiore, la loro vita” (Kandisky). E l’arte è veramente tale quando è l’espressione dell’interiorità dell’artista ed è riconoscibilissima.
Teresa Di Fresco