Senza ombra di dubbio, Salvatore Incardona può essere considerato un precursore dell’attuale movimento d’imprenditori e di cittadini siciliani che hanno deciso di sfidare apertamente le mafie cominciando col ribellarsi al giogo del “pizzo”
Siamo a Vittoria, una grossa cittadina in provincia di Ragusa, nella Sicilia sud-orientale. Le luci del giorno non illuminano ancora l’unica vera ricchezza che questa zona possiede: la terra. Molto diffusa è la coltura in serra, in cui si coltivano maggiormente pomodoro, ciliegino, melanzane, peperoni, e zucchine. Vittoria è un grosso centro di produzione ortofrutticola, di vini e di olio, che continuano ad alimentare la produzione e il commercio. Salvatore Incardona è un grossista al mercato ortofrutticolo di Vittoria e dirigente della cooperativa Agriduemila. In quegli anni c’era la cosca locale, la famiglia Carbonaro, aveva fatto alleanze con la Stidda, che cercava di radicarsi in questo territorio. La città di Vittoria, in quegli anni, aveva conosciuto uno sviluppo intenso che faceva gola e, come sempre, la mafia va alla ricerca del denaro, non della povertà. Il mercato ortofrutticolo era il cuore della economia vittoriese oltre che provinciale. In questo contesto la famiglia Carbonaro pretendeva che tutti i commissionari ortofrutticoli pagassero il pizzo. Qualcuno iniziò a pagare, ma loro volevano che tutti pagassero. Le richiesta di pizzo aumentavano. Era stata addirittura istituzionalizzata, come fosse una tassa, un’addizionale da calcolare sulle cassette di legno impiegate: tante cassette usate, tanto pizzo da pagare. Incardona decide di non pagare. Non solo, comincia a cercare di convincere i colleghi a non pagare più il pizzo, a firmare tutti insieme una denuncia collettiva contro la banda degli estorsori. Aveva provato a dissuaderlo anche il presidente del consorzio dei commissionari, che si era addirittura recato da lui per convincerlo a “non inceppare il sistema”. Salvatore Incardona non si sente un eroe, vuole soltanto difendere il proprio lavoro, non accetta più di sottostare a una soperchieria che lo priva di una parte del suo onesto guadagno.
Sono le 5:45 del 9 giugno 1989. Salvatore esce di casa e raggiunge la sua automobile. È investito da una pioggia di fuoco che, al suo termine, lo lascia senza vita immerso nel suo stesso sangue. Senza ombra di dubbio, Salvatore Incardona può essere considerato un precursore dell’attuale movimento d’imprenditori e di cittadini siciliani che hanno deciso di sfidare apertamente le mafie cominciando col ribellarsi al giogo del “pizzo”. Salvatore Icardona l’ha fatto in un tempo in cui pochi avevano il coraggio di alzare la testa e per questo ha pagato con la vita un prezzo altissimo.
Roberto Greco per referencepost.it