Condannati anche Gianfranco Ardizzone, Marco De Angelis, Diego Di Simone e Andrea Grassi. Montante ha creato una rete spionistica utilizzata per salvaguardare se stesso e colpire gli avversari dandogli la possibilità di essere la testa di un “governo parallelo” in Sicilia
Il gup ha condannato Antonello Montante, in rito abbreviato, a 14 anni di reclusione. L’ex presidente di Sicindustria era accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico. Sarebbe stato al centro del cosiddetto “Sistema Montante” una rete spionistica utilizzata per salvaguardare se stesso e colpire gli avversari dandogli la possibilità di essere la testa di un “governo parallelo” in Sicilia. Il pm aveva chiesto 10 anni e 6 mesi. “Il dispositivo certifica il buon lavoro svolto dal nostro ufficio e la solidità dell’impianto accusatorio da noi portato in aula, poi bisognerà attendere le motivazioni per una valutazione più approfondita”, commenta il capo degli inquirenti nisseni dopo la sentenza. E replica anche alle accuse di Carlo Taormina, difensore dell’imputato: “Non so di cosa parli la difesa di Montante quando parla di pressioni che ci sono state sul processo Montante, certamente l’ufficio di procura si è mosso in condizione di assoluta libertà senza alcun condizionamento. Abbiamo cercato le prove per ricostruire questo sistema che ha trovato riconoscimento nel dispositivo della sentenza”, ha detto Bertone. “La sentenza e le relative condanne a Montante ed i suoi sodali, presunti servitori dello Stato, dimostrano definitivamente la gravità del cosiddetto sistema Montante. La scelta del rito abbreviato pone quindi un punto fermo su questo sistema corruttivo che ha focalizzato l’accesso alle informazioni riservate del ministero dell’Interno per usare queste informazioni come merce di scambio o di ricatto. Mi aspetto prese di posizione nette e chiare dalla politica”, dice Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia. L’ex leader degl’imprenditore dell’isola era al centro del cosiddetto “Sistema Montante“, una rete spionistica utilizzata per salvaguardare se stesso e colpire gli avversari dandogli la possibilità di essere la testa di un “governo parallelo” in Sicilia.
Gli altri imputati, accusati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla rivelazione di notizie coperte dal segreto d’ufficio, al favoreggiamento, sono stati quasi tutti condannati: il colonnello Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta a 3 anni – la richiesta era di 4 anni e 6 mesi – mentre il sostituto commissario Marco De Angelis è stato condannato a 4 anni, per lui i pm avevano chiesto 6 anni e 11 mesi. Condannato anche il capo della security di Confindustria Diego Di Simone a 6 anni a fronte dei richiesti 7 anni e il questore della Polizia di Stato Andrea Grassi è stato assolto da due capi d’imputazione ma condannato a un anno e 4 mesi per un altro, erano stati chiesti 2 anni e 8 mesi. Come richiesto dai pm è stato assolto invece il dirigente regionale Alessandro Ferrara.
Il Gup Luparello ha condannato gli imputati a risarcire i danni alle parti civili: Attilio Bolzoni, Gioacchino Genchi, Giampiero Casagni, Nicolò Marino, Graziella Lombardo, Salvatore Iacuzzo, Salvatore Petrotto, Antonino Grippaldi, Gaetano Rabbito, Vladimiro Crisafulli, Pasquale Tornatore, Marco Benanti, Monica Marino, Fabio Marino, Gildo Matera, Umberto Cortese, Enzo Basso (cinquemila euro ciascuno) e Pietro Di Vincenzo (15 mila euro ciascuno), Regione siciliana (70 mila euro), Alfonso Cicero (10 mila euro), Ordine dei giornalisti (30 mila euro), Camera di commercio di Caltanissetta (30 mila euro)
Alessandro Montante è ancora indagato per “concorso esterno in associazione mafiosa”, mentre altri aspetti del furto di dati dai database della polizia sono oggetto di un altro processo a suo carico che sta continuando con rito ordinario. Il presidente della Commissione Antimafia siciliana, Claudio Fava, a proposito di Montante ha parlato di un “governo parallelo che per anni ha occupato militarmente le istituzioni regionali” anche in nome dell’antimafia. La stampa l’ha definito un “sistema”. Di fatto, Alessandro Montante è stato condannato perché riusciva a condizionare politici, investigatori e alti dirigenti regionali ma anche per aver creato, grazie alle informazioni acquisite attraverso contatti con pezzi grossi delle forze dell’ordine, decine di dossier su potenziali nemici e personaggi influenti. Non è ancora finita, quindi, l’avventura giudiziaria dell’imprenditore diventato icona dell’imprenditoria pulita.
(Ro.G.)