Tutta la vita di Gianni Parisi è stata spesa per la politica, fin da ragazzo introdotto nell’impegno a sinistra da dirigenti come Girolamo Li Causi e Paolo Bufalini
Oltre duecento persone, oggi, si sono strette attorno all’ultimo saluto a Gianni Parisi. Le esequie dell’ex segretario regionale del Partito comunista è stato alla Real fonderia alla Cala. Commossi, c’erano i compagni di militanza oltre agli amici di una vita. L’hanno voluto ricordare il professor Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Ars, Lidia Tilotta e Vito Lo Monaco, presidente del centro Pio La Torre. In prima fila c’erano la moglie e i due figli. Gianni Parisi, più volte deputato regionale del Pci fra gli anni Settanta e Ottanta, è morto nella notte tra il 19 e il 20 aprile all’età di 83 anni, al Policlinico di Palermo dove era stato ricoverato dopo un incidente domestico che gli aveva procurato la frattura del femore. A salutarlo c’erano anche Davide Faraone, segretario del Pd, Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, Antonello Cracolici, deputato regionale dei dem e Giusto Catania, assessore comunale
Tutta la vita di Gianni Parisi è stata spesa per la politica, fin da ragazzo introdotto nell’impegno a sinistra da dirigenti come Girolamo Li Causi e Paolo Bufalini. Ha collaborato con tutti i dirigenti siciliani del Pci, egli stesso ricoprendo incarichi di vertice (segretario prima provinciale e poi regionale del Pci) e istituzionali (consigliere comunale a Palermo, ai tempi dell’opposizione a Ciancimino, deputato regionale e poi capogruppo al Parlamento siciliano). Nell’estate del ’92, con l’ingresso del Pci nel governo del democristiano Giuseppe Campione, Parisi fu vicepresidente della Regione e assessore alla Cooperazione. Il travagliato cambio di generazione interno alla sinistra siciliana, seguito alla caduta del comunismo e poi alle vicende italiane, lo ha indotto a dedicarsi alla politica culturale, fondando e presiedendo il Centro studi e di iniziative culturali “Pio La Torre”. Nel settembre 2000 è stato raggiunto da un avviso di garanzia per «concorso esterno in associazione mafiosa» che ha sconvolto la sua vita, capovolto la sua storia, e che lo ha spinto a scrivere “Storia capovolta. Palermo 1951-2001”, con la prefazione di Michele Perriera.