“Palermo è nostra e non di cosa nostra”.
È questo uno dei tanti cori che hanno animato le strade principali di Palermo che, ieri, ha ricordato il giudice Giovanni Falcone e tutti gli uomini e donne caduti nelle stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Sono trascorsi 26 anni da quel sabato pomeriggio del 1992, quando un’autostrada imbottita di tritolo spense per sempre cinque vite umane in un attentato che anticipava di 57 giorni un altro eccidio, in cui altri sei servitori dello Stato caddero a seguito di un’altra esplosione.
23 maggio e 19 luglio 1992, Capaci e via D’Amelio, due date e due luoghi divenuti simbolo della rinascita a testa alta della società civile che grida con forza una parola sola: “Legalità”.
Nel ricordo di Giovanni Falcone tutto il mese di maggio è dedicato a conferenze ed incontri che vedono, oggi più che mai, uomini dello Stato, delle amministrazioni pubbliche, della cultura, dell’arte e del mondo dell’insegnamento, impegnati a diffondere la storia di ciò che è avvenuto e i valori di giustizia e di libertà proprio nei più piccoli e con i ragazzi.
E i bambini, i giovani, gli scout, i cittadini e financo i turisti ieri erano davvero tanti, tutti impegnati nei tre principali cortei che si sono incontrati al cospetto dell’Albero Falcone; il corteo dell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, quello proveniente da via D’Amelio e quello dei “Lenzuoli della Legalità”, i colorati teli prodotti dall’ I.C. Boccadifalco – Tomasi Di Lampedusa, affissi per l’occasione presso Palazzo delle Aquile, al Comando della Polizia Municipale, al Teatro Massimo ed al Politeama: in testa il “Lenzuolo” raffigurante Emanuela Loi, a cui è intitolato il Plesso della Primaria.
Presenti al grande e coeso corteo anche i mille studenti sbarcati da Civitavecchia dalla “Nave della Legalità” che, accolti da Maria Falcone e dal Presidente della Camera Fico, hanno così saldato un’unione nazionale nella lotta verso la verità e nell’impegno della giustizia, privo di barriere e di confini.
Dopo l’appuntamento istituzionale presso l’aula bunker, sede del primo maxi processo alla mafia, tante le personalità presenti al corteo fra le quali il Sindaco Leoluca Orlando, Maria Falcone, sorella di Giovanni e presidente della Fondazione Falcone, il Roberto Scarpinato, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo, e Piero Grasso, già Presidente del Senato, i cui interventi hanno introdotto il minuto di silenzio che, alle 17.58, l’ora dell’esplosione, ha fatto sì che si interiorizzasse il messaggio di Giovanni Falcone e degli uomini della scorta.
Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina: queste le vittime delle stragi di Capaci e di via D’Amelio ricordate tra i lunghi applausi delle migliaia di persone presenti che, dopo l’esecuzione dell’Inno nazionale, hanno ammirato il cielo terso e azzurro, colorarsi di palloncini verdi, bianchi e rossi, a far da ponte ideale tra noi, un’Italia con il dovere della memoria attiva, e loro, gli angeli che hanno dato la loro vita per lo Stato e che oggi, a ventisei anni di distanza, non sono affatto morti.
Il corteo prosegue a gran voce con i cori delle canzoni tratte dal film “I cento passi” e da “Pensa” di Fabrizio Moro, in attesa del concerto della Polizia di Stato, con la presenza del capo della Polizia Franco Gabrielli e della Squadra Mobile Rodolfo Ruperti, che si è tenuto al Teatro Massimo, luogo simbolo della cultura dove è esposto il “Lenzuolo della legalità” raffigurante Giovanni e Paolo a fianco di una grande arpa dorata protagonista di un pentagramma dove le note sono i volti della speranza: i bambini (qui il mio articolo).
Carlo Guidotti per Referencepost (Articolo e foto)