Il 21 ottobre presso l’Istituto commerciale Calabretta di Soverato, in provincia di Catanzaro, è stato proiettato il docu-film L’ultimo sorriso, che presenta la figura di don Pino Puglisi in maniera inedita e particolarmente emozionante; a volere quest’incontro è stato il presidente dell’Osservatorio Falcone-Borsellino-Scopelliti Carlo Mellea, sempre presente e molto attento alle problematiche sociali legate al territorio.
Il volto ed il sorriso del sacerdote ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993, sono dell’attore Paride Benassai, che ha magistralmente interpretato la figura di don Puglisi donandogli tutta la sua carica e tenerezza; Benassai ha recentemente vinto il Premio Musa d’Argento come miglior attore. Musa d’Argento come miglior film anche per L’ultimo sorriso.
Ad introdurre il tema è stata la prof.ssa Susanna Perri, docente di Diritto, la quale ha contestualizzato l’evento odierno nell’ambito di un progetto più ampio legato all’educazione alla legalità, ricordando come l’impegno di ciascuno di noi debba essere quello di vivere sempre nella legalità, combattendo tutte le forme di mafia e qualsiasi forma di delinquenza che si dovesse presentare lungo il nostro cammino.
A fianco della prof.ssa Perri anche il preside dell’istituto, il prof. Valerio Mazza, ha ringraziato tutti gli ospiti presenti: il Vescovo di Catanzaro Mons. Vincenzo Bertolone, Carlo Mellea, presidente dell’Osservatorio, il dott. Arcangelo Badolati, Capo servizio della Gazzetta del Sud Cosenza e scrittore e l’On. Mario Magno, consigliere regionale.
Il Dirigente scolastico, rivolgendosi ai ragazzi presenti, ha auspicato che da questo momento possa rimanere qualcosa di importante dentro ciascuno di essi, secondo quando descritto nella celebre metafora del chicco di grano.
Il primo intervento è stato quello di Monsignor Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro; due sono i pensieri che sono stati offerti nel suo intervento, il concetto di sorriso e quello della religione del dovere.
“Tutto il filmato gira intorno al tema del sorriso”, ha detto Mons. Bertolone, “che spesso lo consideriamo una banalità. E’ facile il confronto tra il sorriso ed il pianto; quest’ultimo è più spontaneo in quanto può essere causato da un’infinità di cose. “Il sorriso invece è frutto di una consapevolezza ed un esempio è la mamma che sorride al proprio bambino fin quando il bambino risponde con un sorriso; ma il bimbo sorriderà soltanto quando avrà la consapevolezza che il sorriso è una risposta. Ecco quindi che capiamo che la vita di ognuno di noi non è altro che rispondere con la nostra vita vissuta in pieno con il sorriso di Dio che ci fa da mamma e da papà”.
Subito dopo l’Arcivescovo ha ricordato la recente ricorrenza del 17 ottobre, anniversario della morte di un eroe borghese, Giorgio Ambrosoli, sincero credente che viene ucciso nell’adempimento del suo dovere; Ambrosoli, presagendo la morte, scrive alla moglie di continuare a trasmettere ai figli tutto ciò che lui stesso aveva realizzato e la tenacia e la costanza con le quali aveva affrontato le difficoltà, donando loro, quindi, tutto ciò che aveva ricevuto e che era dentro di sé.
“Ecco quello che sto cercando di fare con voi; credo nel Signore, credo nel lavoro e credo in quella che Borsellino definiva religione del dovere, ossia un senso del dovere che vive al centro di tutta la sua dignità e che vale più di qualsiasi altra cosa”.
La stessa religione del dovere la riscontriamo quindi nell’opera di Padre Puglisi il quale mette a disposizione degli altri la sua vita e questo lo fece con il sorriso, “strumento mediante il quale tutta la nostra intelligenza si mette in moto”.
L’intervento dell’Arcivescovo termina con i complimenti alla regista Linda Ferrante con l’augurio che questo bel film possa essere proiettato nel circuito dei canali nazionali “affinché il senso dell’umano e del dovere, umano e divino, possano esplicare al massimo la religiosità del dovere ossia l’amore per la propria coscienza, seguendo quanto ci ha insegnato Puglisi”.
“Oggi ho realizzato questo mio sogno invitando a Soverato Linda Ferrante e Sergio Quartana” ha dichiarato Carlo Mellea nel suo intervento, “non ero particolarmente credente ma dopo che il giornalista Francesco Deliziosi mi ha presentato il progetto mi sono subito innamorato di esso, iniziandolo a seguire passo dopo passo sin dall’inizio delle riprese.
A seguire l’intervento dell’On. Mario Magno: “non ci sono parole per descrivere, diversamente di come ha fatto il documentario, l’opera di Padre Pino Puglisi; sono rimasto molto colpito ed emozionato dalla visione di queste immagini”.
Mario Magno ha poi continuato parlando dell’impegno profuso nei confronti dei giovani: “io penso che nella vita bisogna fare delle scelte alle volte anche molto scomode, la vita di Padre Pino Puglisi è improntata proprio a questa metodologia di scelta Con quello che abbiamo realizzato oggi con voi ragazzi stiamo cercando di fare quello che possiamo definire prevenzione. Con questa nostra presenza stiamo cercando di darvi l’opportunità di riflettere su quella che è la nostra storia più recente in quanto riteniamo che le nuove generazioni siano molto lontane da un mondo passato che forse era fatto da troppo obbedienza e da troppo accondiscendenza rispetto a quello che probabilmente è oggi. Stiamo cercando di dare una svolta a quello che è il rapporto mafia-società”.
“Questa è la scelta che ci deve contraddistinguere e che ci deve far camminare a testa alta al costo di fare scelte difficili”, così ha concluso l’On. Magno cedendo la parola ad Arcangelo Badolati.
Durante la conversazione il giornalista ha ricordato le vecchie abitudini legate al rapporto tra mafia e popolo in particolar modo relative alla Regione Calabria. Nell’intervento sono stati citati esempi di connivenza da parte di alcuni sacerdoti che hanno coperto abusi sessuali nei confronti di minorenni o che hanno rilasciato false testimonianze. Ma vi sono stati e vi sono tuttora fortunatamente anche esempi di preti validi, particolarmente attivi la cui opera è realmente improntata alla fede ed al bene nei confronti dell’uomo.
Padre Pino Puglisi ha insegnato ai ragazzi la gioia di vivere, a sorridere alla vita, a socializzare e a divertirsi, con la dignità di non cedere di fronte alle pressioni.
Successivamente Linda Ferrante, la giovane regista del docu-film, ha raccontato ai tantissimi ragazzi presenti come la pellicola sia nata con molta semplicità, umiltà e determinazione, credendo fermamente nel progetto e nel messaggio che avrebbe lasciato.
Dopo aver ringraziato Carlo Mellea per il suo interesse dimostrato nei confronti del film sin dalla fase dell’ideazione, la sua gratitudine va in particolare alla famiglia Puglisi “che ci ha aperto le porte di casa e che ci ha messo a disposizione testimonianze, fotografie e documenti” e che si sono commossi e complimentati in quanto guardando L’ultimo sorriso hanno rivisto il proprio familiare.
L’intervento conclusivo è stato quello del Commissario Sergio Quartana, ideatore del film il quale ha spiegato che “tutto quello che abbiamo costruito è un puzzle che si è venuto a montare non per la nostra bravura ma per un disegno specifico che si è mosso in una certa direzione”, un disegno di condivisione e di cooperazione che è andato avanti soltanto grazie alla sinergia di tutte le forze e le competenze messe a disposizione.
Dopo aver ideato la realizzazione di un fumetto su Pino Puglisi, disegnato da Emanuele Alotta nell’anno della beatificazione, era il 2013, Quartana pensò alla produzione di un film che mettesse in rilievo gli aspetti di don Puglisi in quanto uomo, mettendo in risalto non colui il quale non ha paura di niente ma come l’uomo che nonostante la paura va avanti.
Dopo aver raccontato alcuni aneddoti personali che si intrecciano con episodi significativi legati al film, Quartana ha spiegato come il percorso che ha portato alla conclusione del film sia stato narrato nel suo recente libro, “Raccontando L’ultimo sorriso”, edito da Edizioni Ex Libris, il cui ricavato della vendita va in beneficenza per la gestione delle emergenze sociali.
In particolare è stato recentemente acquistato un automezzo per la distribuzione di beni e di viveri per i più bisognosi ed è stato donato, dopo la benedizione di Mons. Corrado Lorefice, alla opc Le Ali.
E conclude Quartana: “io penso che il bene sia contagioso, questa è una strada che noi abbiamo percorso, e il risultato si può dire raggiunto se lascia un segno e se alla fine mi interrogo”.
Si è concluso così un interessante incontro con i giovani dell’Istituto Calabretta con i quali si è avuta l’occasione per confrontarsi su temi che riguardano la nostra recente storia ma anche la nostra attualità.
Carlo Guidotti per ReferencePOST (articolo e foto)