Nell’ambito del percorso formativo organizzato dall’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, giorno 8 settembre a Palermo è stata organizzata un’interessante mostra sull’editoria ottocentesca palermitana inserita nella pianificazione del corso intitolato Ritorno al passato: dal web alla carta stampata.
La presentazione dell’esposizione ha fatto da suggestivo scenario per l’approfondimento sulle origini della stampa e sull’evoluzione dell’editoria i cui progressi tecnologici, formali e sostanziali hanno accompagnato la storia stessa del giornalismo.
E di giornalismo, di comunicazione e di informazione ne hanno parlato durante l’incontro, tenutosi presso la sede dell’Ordine di via Bernini a Palermo, Teresa Di Fresco, vicepresidente dell’OdG, il giornalista Giovanni Villino, il docente universitario Nino Blando e il dott. Gesualdo Adelfio, collezionista di antichi giornali e materiale cartaceo siciliano dell’Ottocento.
Saluta i giornalisti presenti Teresa Di Fresco che ha fortemente voluto quest’appuntamento credendo fortemente nel valore nel mezzo di comunicazione in forma cartacea rappresentato dai giornali, dai periodici e dalla stampa tradizionale.
Teresa Di Fresco ha citato l’esempio americano che, quasi in controtendenza, prevede nuove assunzioni e cospicui investimenti proprio che investono il mondo del giornalismo, creando anche nuovi posti di lavoro legati proprio alla carta stampata. Potrebbe essere questo un modello da seguire, si auspica, ridonando il giusto valore alla carta con tutto il fascino che contiene, un fascino straordinario che rientra nell’attività intellettuale ed artigianale.
“Senza artigiani non ci sono artisti e viceversa e ciò vale anche per gli artisti e gli artigiani della penna” ha continuato la Di Fresco nella sua introduzione; è questo quindi il motivo per il quale la produzione cartacea dell’ottocento palermitano è il tema del corso di formazione in oggetto e della mostra stessa, intitolata “Mostra di giornali dell’Ottocento editi a Palermo”, visitabile fino al 13 settembre in via G.L. Bernini 52 a Palermo.
Il primo intervento è stato quello di Giovanni Villino, giornalista professionista presso il Giornale di Sicilia che autodefinitosi “aspirante Giovanni Drogo nella Fortezza Bastiani” fa parte di quella generazione di giornalisti che è cresciuta tra l’amore per la carta stampata, la necessità per il presente e le opportunità che il futuro offre.
“Noi abbiamo la fortuna di essere dentro un flusso di cambiamenti e dobbiamo essere bravi ad intercettare il tutto” ha spiegato Villino, professionista molto attivo sui social e sui blog e competente sui temi legati ad internet ed alle realtà virtuali.
“Il giornalismo non è morto, come vogliono farci credere, il giornalismo sarà il riferimento per tutta la sfera globale” ha detto Villino ricordando anche lui come oltre oceano si faccia impresa proprio investendo sul giornalismo e sulla professione dei giornalisti.
Poi il giornalista ha esposto un’approfondita e lucida analisi sulla gestione delle moderne testate giornalistiche on line, ricche di pregi ma anche di difetti e di trappole; nella relazione di Giovanni Villino si è parlato di contenuti copiati da altre testate, di vecchie notizie riproposte ciclicamente, della scarsa trasparenza di talune realtà editoriali, di deep web, di fake news e del conseguente rischio di “impoverimento della professione e dell’autorevolezza stessa del giornalista”.
Oggi non dobbiamo demonizzare il web; ricordiamoci della carta stampata e impariamo a conoscere i linguaggi e gli strumenti di questa realtà.
Ciò a dimostrare come, nonostante la crisi e le moderne tecnologie, il giornale cartaceo rimane ancora oggi uno strumento basilare per fare vero giornalismo.
Il giornale cartaceo è formato dalle notizie dei corrispondenti ed ha una capillarità nel territorio e ciò consente di affermare, conclude Villino, che “la carta stampata è quella gabbia che in qualche modo ci costringe ad un esercizio di virtù”.
“Se in una biblioteca togliamo la produzione dell’Ottocento essa rimarrebbe profondamente vuota”, con questa frase inizia l’intervento del professor Nino Blando parlando dell’Ottocento come del “grande secolo della stampa”.
Il XIX secolo, ha detto Blando, di fatto mette in relazione le varie parti del mondo e delle società creando una vera e propria rivoluzione, intendendo questa come una profonda trasformazione del modo di divulgare le notizie e quindi la storia generando cambiamento e progresso nella società stessa.
L’informazione, ha ricordato Blando, veniva prima trasmessa esclusivamente in forma orale creando spesso difformità nei contenuti; con l’evoluzione del giornale cartaceo, essa veniva letta ad alta voce, magari da quei pochi che sapevano leggere, creando un’abitudine talvolta tramandata fino ai giorni nostri e praticata in alcuni contesti.
Il grande e capillare sviluppo della stampa avvenne nel secolo in cui in Sicilia si pretese la Costituzione nel 1812 e che dopo le rivolte del ’20 e del’48 approdò all’Unità nazionale al seguito di Garibaldi, le cui gesta vennero prontamente descritte e divulgate dal celebre Alexander Dumas, il quale fu anche autore di romanzi a puntate, facenti parte di un filone tipico dell’epoca che era il “romanzo d’appendice”.
L’informazione e la discussione politica si trasferisce dai salotti aristocratici ai caffè, luogo simbolo della conversazione e del confronto ideologico per quella nascente “società civile” che verrà adesso informata ed alla quale si darà l’opportunità di conoscere i fatti dell’economia e della politica contemporanea, permettendo così di creare una propria opinione a riguardo: nascerà così la “l’opinione pubblica”, capace di generare il “consenso”, elemento prima forse ignorato.
Nell’intervento del docente è stato tracciato un excursus storico completo attraverso l’Inquisizione e l’Illuminismo siciliano, tra le spinte riformatrici e il lungo governo borbonico, tra la censura e il costituzionalismo, leggendo Goethe e narrando l’epopea del Grand tour.
In conclusione rimane un messaggio molto profondo desunto da una frase di Hegel: “leggere il giornale è la mia preghiera laica quotidiana”.
Prima dell’intervento conclusivo dell’ultimo relatore, il presidente dell’OdG Sicilia, Riccardo Arena, dà un breve saluto ricordando quanto sia fondamentale la formazione continua per l’ordine professionale dei giornalisti affinché si possa porre in atto un corretto esercizio della professione e quanto sia importante conoscere questa porzione della nostra storia che è profondamente legata all’attività giornalistica stessa.
L’ultimo intervento è del dott. Gesualdo Adelfio, collezionista, che ha esposto durante il corso, una parte del suo prezioso materiale cartaceo, pazientemente raccolto in tanti anni di appassionata ed appassionante ricerca.
Mediante la proiezione di slide Adelfio ha ripercorso tutta la storia della produzione dei giornali del XIX secolo, stampati in Sicilia ed in particolare a Palermo, raccontandone aneddoti ed evidenziandone dettagli sconosciuti.
La proiezione prende il via con il frontespizio della Costituzione siciliana del 1812, prestando attenzione ai capitoli I, II e IV, relativi alla stampa ed alla libertà di stampa.
Poi inizia la lunga rassegna di testate fra le quali emergono titoli quali “Il giornale dei teatri”, che presentava le attività degli unici tre teatri presenti a Palermo ossia il Carolino, il San Ferdinando e il Santa Cecilia; il “Giornale delle Due Sicilie”, attivo dal ’21 al ’48 e stampato a Napoli; “La Rana”, giornale politico, letterario e di commercio del 1823 con un curioso bollo colore rosso e poi “La Gazzetta dei Saloni”, pubblicato a Palermo dal 1844 da un editore che ne acquistò i diritti in America e che venne prodotto sempre con la testata scritta con caratteri diversi e sempre con l’indicazione di “Annoi I”.
Poi è stata la volta del “Giornale officiale del comitato generale provvisorio” del 1848 che ebbe come direttore Girolamo Ardizzone e “Lo Statuto”, sempre del ’48: due esemplari di quelle proverbiali 150 testate prodotte soltanto nel 1848 a Palermo.
Prodotto dalla Stamperia di Fracesco Lao di via del Celso vi era “La Falce” e “L’Arlecchino”, quest’ultimo prodotto nel 1860 in soli cinquanta numeri, dopo esser stato censurato, uscì nuovamente tra il ’60 e ’65 come “L’Arlecchino oppositore”.
Poi ancora i caratteri de “La Luce” del 1869, “Il Teatro Massimo” del 1873, “L’Ora” del 1890, il “Corriere di Palermo”, “Il Paese” del 1896, il giornale umoristico “Papioll” del 1899 e il “Piff Paff” che “si pubblica quando si stampa”, come recitava simpaticamente il sottotitolo.
Infine si è parlato abbondantemente de “Il Giornale Officiale di Sicilia” e delle sue diverse intestazioni e delle origini del “Giornale di Sicilia”.
Di rilievo nell’esposizione di Gesualdo Adelfio anche l’interesse per le antiche pubblicità che inserite nei giornali d’epoca, ci aiutano a tracciare uno spaccato di vita, di costume e di economia della nostra città di quasi duecento anni fa.
Molti di questi reperti sono stati catalogati e descritti in due volumi “Profumo d’altri tempi” e “Profumo d’altri tempi a Palermo”, con la firma di Gesualdo Adelfio e Francesco D’Attardi.
A valle di una così dettagliata esplorazione a ritroso nel tempo difficile è decidere e capire quale forma di diffusione dell’informazione sia in assoluto la migliore; arduo è optare tra la forma cartacea e quella digitale in quanto sono tanti i pregi e i difetti di entrambe le forme.
Rimane però una certezza che per utilizzare al meglio i mezzi giornalistici di oggi dobbiamo fare tesoro di quella che è la storia dell’editoria e della stampa dell’Ottocento, secolo in cui si contano circa mille testate; storia quindi che è a fondamento dello stesso giornalismo contemporaneo.
Carlo Guidotti per ReferencePOST (Articolo e foto)