Il Teatro Biondo di Palermo compie 120 anni e presenta un cartellone ricco di novità, di grandi protagonisti e protagoniste, di coproduzioni internazionali, di eventi speciali e di opere ispirate ai grandi temi del contemporaneo, idealmente intrecciate tra loro come le “Radici” che danno il titolo alla nuova stagione

Il Teatro Biondo di Palermo compie 120 anni e presenta un cartellone ricco di novità, di coproduzioni internazionali, di eventi speciali e di opere ispirate ai grandi temi del contemporaneo, idealmente intrecciate tra loro come le radici del Ficus di Bruno Caruso, che illustra l’intera stagione, intitolata significativamente proprio Radici.

26 spettacoli distribuiti tra Sala Grande (14) e Sala Strehler (12), di cui 17 tra produzioni e coproduzioni, tra le quali spiccano quelle internazionali con la Compagnie 111 di Aurélien Bory e con il Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc di Fiume. In cartellone grandi registi come, tra gli altri, Peter Stein, Roberto Andò, Lluis Pasqual, Victoria Chaplin, Pippo Delbono, Luca De Fusco, Massimo Popolizio, Andrea De Rosa e Carmelo Rifici, Valerio Binasco, Franco Maresco, Giorgio Sangati, Claudio Collovà, Marco Lorenzi, Vincenzo Pirrotta, Rosario Palazzolo; interpreti di rilievo come, tra gli altri, Isabella Ragonese, Galatea Ranzi, Pamela Villoresi, Maddalena Crippa, Maria Paiato, Umberto Orsini, Franco Branciaroli, Stefano Santospago, Roberta Caronia, Lina Sastri, Giacinto Palmarini, Luca Lazzareschi, Filippo Luna, Simona Malato, Milvia Marigliano, Edoardo Siravo, Sergio Basile, Daniele Russo, Lorenzo e Lucia Lavia.

«Il Ficus Magnolia – spiega la direttrice Pamela Villoresi – è re della Sicilia ed emblema dell’anelito umano all’espansione del sapere, della ricerca di nuova conoscenza, della conquista della bellezza: ha radici profonde nella terra in cui germina, ne ha altre che escono dalla terra e creano arabeschi, ed altre ancora che si proiettano nell’aria per radicarsi più in là. Così nutrito, l’albero diventa una cattedrale di bellezza. Come l’albero meraviglioso, noi siamo ciò di cui ci siamo nutriti dalla nascita (radici profonde), ciò di cui abbiamo deciso di alimentarci in seguito (radici scelte), e ciò che vorremmo assimilare nel futuro, perciò lanciamo radici al vento per captare, per ricevere stimoli, per crescere. Il nostro lavoro in teatro continua in questa strada d’identità, di classici, di storie e artisti “nostri”, si arricchisce di letteratura e linguaggi di cui ci siamo innamorati, che ci hanno incantato; infine, gettiamo radici al vento per proporvi novità, curiosità, grafie ed espressioni nuove che chiedono di arricchire il nostro bagaglio culturale e il nostro pensiero, e di espandersi in tutti i terreni possibili».

«L’immagine della nuova stagione del Teatro Biondo di Palermo – sostiene il presidente Giovanni Puglisi – è l’enorme Ficus di Bruno Caruso, fantasiosa elaborazione di quello straordinario di Piazza Marina. Le sue imponenti ramificazioni sono il simbolo di un teatro che in 120 anni ha saputo radicarsi stabilmente nel territorio per estendersi in mille direzioni, intrecciando narrazioni, linguaggi, stili con una esemplare continuità che ha visto passare il testimone della cultura e dell’arte da una generazione all’altra.

Il traguardo dei 120 anni di attività, che raggiungeremo il 15 ottobre 2023, si deve a chi, per oltre un secolo, ha creduto nella funzione e nella necessità del Teatro – artisti, organizzatori, dirigenti e maestranze – ma prima di tutti ad Andrea Biondo, che ha voluto ed edificato il teatro, e poi alla Fondazione a lui intestata e guidata da una governance integrata tra pubblico e privato, che per volontà testamentaria di Margherita Biondo dal 1968 ha il compito di proiettare nel futuro la visione illuminata del fondatore. Consegniamo dunque la nuova stagione del Biondo al nostro pubblico, fiduciosi che gli artisti di oggi sapranno aiutarci a comprendere un’epoca sempre più complessa e mutevole e che il Teatro possa contribuire a migliorarla».

La nuova stagione del Biondo prenderà il via il 20 ottobre con la prima assoluta dello spettacolo invisibili, creato a Palermo dopo diversi sopralluoghi che il regista francese Aurélien Bory ha compiuto nell’ultimo anno. Da sempre affascinato dalle contaminazioni linguistiche e culturali, Bory realizza uno spettacolo che nasce dalla sua “infatuazione” per la città di Palermo. A 34 anni di distanza da Palermo Palermo di Pina Bausch, il Teatro Biondo affida a un altro grande artista internazionale il compito di elaborare una “visione” della città, lasciandosi ispirare dai luoghi, dalla gente, dalle poetiche sedimentate nella storia artistica e culturale di Palermo.

invisibili è uno spettacolo multidisciplinare di teatro, musica e danza che parla di migrazioni, di movimenti, di integrazioni, di fatiche, di scoperte, e che coinvolge artisti siciliani o residenti nel territorio di diverse discipline e diverse identità: le danzatrici Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi, Valeria Zampardi, i musicisti Gianni Gebbia e Chris Obehi. Un grande impegno produttivo che, dopo il debutto palermitano, girerà l’Europa e che il Biondo mette in cantiere insieme alla Compagnie 111 di Aurélien Bory, il Théâtre de la Ville-Paris, il Théâtre de la Cité – Centre dramatique national Toulouse Occitanie, La Coursive scène nationale de La Rochelle, Agora Pôle national des Arts du cirque de Boulazac, Le Parvis scène nationale Tarbes Pyrénées, Les Théâtres de la Ville du Luxembourg, La Maison de la Danse di Lyon, la Fondazione TPE – Teatro Piemonte Europa.

«A Palermo – spiega Bory – l’invisibile risiede nelle tracce sui muri, nelle strade, ma anche nei canti e nei gesti tradizionali degli artisti che incontro. La storia di Palermo è attraversata da importanti sconvolgimenti, cambiamenti di paradigma provocati a più riprese da molteplici capovolgimenti, le cui tracce hanno finito per confondersi. Nel cuore del Mediterraneo, tra l’Africa e l’Europa, Palermo è un crocevia di miti antichi e racconti moderni. Intravedo allora la possibilità di uno spettacolo che possa svelare questi spazi invisibili. Partendo dall’Annunciata di Antonello da Messina, ma sollecitato anche dal Trionfo della Morte di Palazzo Abatellis, ricorro a un dispositivo video inserendo in scena una riproduzione del dipinto e rivelando, attraverso una serie di ingrandimenti, spazi insospettati. Immagino anche una telecamera che entri all’interno del sassofono di Gianni Gebbia, e che sveli, nel corpo dello strumento, spazi curvi, luci boreali. invisibili tenta di proporre a Palermo un altro punto di vista: inquadrando lateralmente, ruotando la testa e guardando fuori campo, là dove non si guarda mai. È possibile immaginare un teatro ad angolo retto, uno sguardo obliquo, come una danza con l’invisibile?»

La stagione in Sala Grande proseguirà, dal 7 al 12 novembre, con Clitennestra, tratto da La casa dei nomi di Colm Tóibín, adattamento e regia di Roberto Andò, produzione dal Teatro di Napoli; con Isabella Ragonese, Ivan Alovisio, Arianna Becheroni, Denis Fasolo, Katia Gargano, Federico Lima Roque, Cristina Parku, Anita Serafini.

“Riabilitata” da filosofi e scrittrici, Clitennestra è rimasta a lungo il prototipo dell’infamia femminile. Nel romanzo di Tóibín, la tragica storia di rancore e solitudine, di sangue e vendetta, di passione e dolore è narrata da tre punti di vista, ma soltanto le due donne, Clitennestra e Elettra, raccontano in prima persona e la loro voce è decisamente la più drammatica. Voci che parlano col timbro speciale conferitole dalla violenza subita. Se Clitennestra ci è stata tramandata come un personaggio essenzialmente negativo, qui finalmente si trovano dispiegate le sue ragioni umane.

Il regista Luca De Fusco presenterà a Palermo, dal 17 al 26 novembre, Anna Karenina di Lev Tolstoj, nell’adattamento di Gianni Garrera, una Teatro Biondo – Teatro Stabile di Catania. In scena Galatea Ranzi, Stefano Santospago, Debora Bernardi, Francesco Biscione, Giacinto Palmarini, Paolo Serra, Irene Tetto.

Luca De Fusco ha scelto di concentrarsi sulle vicende che ruotano intorno alla protagonista, potendo contare sul grande talento di Galatea Ranzi, e sui meccanismi che stanno dietro alle tre coppie, intese come metafore di tre destini diversi: quello maledetto ma pieno di passione di Anna, Vronjskij e Karenin, quello amaro e fallimentare di Stiva e Dolli, e quello sereno e benedetto di Levin e Kitty. Si punta a raccontare una sintesi del romanzo in uno spettacolo compatto, con una scenografia essenziale basata su proiezioni, seguendo un meccanismo teatrale più volte usato da De Fusco con i suoi abituali collaboratori.

 

L’8 dicembre debutterà in prima assoluta Il tempo attorno di Giuliano Scarpinato, che elabora drammaturgicamente la storia personale della propria famiglia. In scena Roberta Caronia, Emanuele Del Castillo e altri interpreti siciliani.

Lo spettacolo è il racconto di cinque vite che non hanno potuto ignorare la Storia, quella con la S maiuscola; ne sono state investite, travolte, come da un gigantesco masso che rotoli giù da un monte la cui cima si perde a vista d’occhio. Nel cono d’ombra che dagli anni 80 della seconda guerra di mafia si allarga fino al processo Andreotti, si dipana la vicenda familiare di una coppia di magistrati antimafia, Michele Vetrano e Paola Randazzo, un figlio, Benedetto, costretto a crescere troppo in fretta, due agenti della scorta, De Piccolo e Mansueto, che li affiancano costantemente. Gli accadimenti si succedono a un ritmo innaturale, come se qualcuno avesse impresso una velocità doppia alla moviola dei giorni: le stragi Falcone e Borsellino, l’omicidio del piccolo Di Matteo, il “processo del secolo” a carico dell’uomo più potente d’Italia, Giulio Andreotti.

Tutto questo entra prepotentemente nella casa di Benedetto, che vede volar via l’amore dei suoi genitori, l’innocenza dell’infanzia e ogni certezza, a partire da quella della vita stessa.

 

Il nuovo anno si aprirà con Bells and Spells uno spettacolo di Victoria Thierrée Chaplin con Aurelia Thierrée e Jaime Martinez. In un atto unico ideato dalla mamma Victoria Thierrée Chaplin, Aurélia interpreta il ruolo di un’inguaribile e abile cleptomane che si ritrova improvvisamente in balia degli oggetti di cui cerca di impadronirsi. Lo spettacolo è un travolgente susseguirsi di scenari, meccanismi improbabili, strani incontri, carillon impazziti e molte altre sorprese in un continuo e imprevedibile gioco teatrale.

Un ritmo incalzante ci trasporta in una successione di scene di “vita reale” nelle quali Aurélia fa suoi oggetti che non le appartengono, accompagnando lo spettatore dentro a quadri nella cui cornice onirica tutto si trasforma e diventa possibile. In scena, leggiadra ed eterea, Aurélia ci apre le porte della sua immaginazione venata di inquietudine e poesia.

Dal 12 al 21 gennaio sarà la volta di Nozze di sangue di Federico García Lorca, con l’adattamento e la regia di Lluis Pasqual; protagonista Lina Sastri, al fianco di Giacinto Palmarini, Giovanni Arezzo, Alessandra Costanzo, Ludovico Caldarera, Roberta Amato, Floriana Patti, Gaia Lo Vecchio, Alessandro Pizzuto, Sonny Rizzo, Elvio La Pira.

Lluis Pasqual rilegge il capolavoro del poeta andaluso accentuandone l’aspetto poetico e abbandonando ogni naturalismo. Il regista concepisce lo spettacolo come una contaminazione tra prosa, danza e canto, basandosi sulle eclettiche capacità di Lina Sastri. Il lavoro si presenta come una vera e propria sessione di flamenco, con le sedie disposte in cerchio e tutti gli attori presenti per l’intera durata. Tre musicisti accompagnano parole, canti e danze.

Lo spettacolo, che ha debuttato con grande successo di pubblico e critica al Pompeii Theatrum Mundi, non è altro che una “cronaca di un fatto di vita” raccontata da un poeta. Così come, sessant’anni dopo, Koltès rimarrà colpito dalla foto segnaletica di un delinquente lasciandosi ispirare per quel capolavoro di grande poesia che è Roberto Zucco, allo stesso modo Lorca rimase folgorato da un fatto di cronaca avvenuto nel 1934. A pochi chilometri da Granada, in una campagna brulla, durante una festa di matrimonio, la sposa fugge con un lontano parente. Lo sposo tradito li insegue con un gruppo di compari e la vicenda finisce a coltellate. Nella mente del poeta questa storia di cronaca è diventata un urlo contro qualsiasi “convenzione”, un grido di libertà e un inno alla passione.

 

Il 30 gennaio sul palcoscenico della Sala Grande andrà in scena Processo Galileo di Angela Demattè e Fabrizio Sinisi con la regia di Andrea De Rosa e Carmelo Rifici, con Luca Lazzareschi, Milvia Marigliano e con Catherine Bertoni de Laet, Giovanni Drago, Roberta Ricciardi, Isacco Venturini.

Liberamente ispirato alla vita e all’opera di Galileo Galilei, lo spettacolo ruota intorno ai problemi scientifici e ai grandi misteri del nostro tempo. Fisico e filosofo della natura, Galileo è considerato il padre della scienza moderna. Tanto il suo contributo scientifico quanto la sua abiura hanno dato vita a un’onda lunga che è arrivata fino a noi: un big bang la cui espansione si mostra oggi nella sua forma più realizzata e problematica. Processo Galileo si compone di tre storie, tre momenti uniti in un unico spettacolo.

 

Dal 15 al 18 febbraio tornerà a Palermo dopo tantissimi anni Pippo Delbono, che con la sua compagnia presenterà La gioia. Ogni replica può essere un viaggio, un attraversamento di situazioni, stati d’animo, intuizioni diverse, che ti colgono di sorpresa. La recita di ogni sera non è più recita, ma è un rito, è un apparire e un gesto unico che lega chi agisce a chi guarda, in un comune respiro. Fare uno spettacolo sulla gioia vuol dire cercare quella circostanza unica, vuol dire attraversare i sentimenti più estremi, angoscia, felicità, dolore, entusiasmo, per provare a scovare, infine, in un istante, l’esplodere di questa gioia. Commovente la voce fuori campo di Bobò, l’attore iconico di Delbono, scomparso durante la realizzazione dello spettacolo.

 

Il 29 febbraio sarà la volta della commedia plautina Aulularia – Fabula della pentola d’oro, una produzione del Biondoper la regia Francesco Sala con Edoardo Siravo, Antonio Pandolfo, Paride Benassai, Stefania Blandeburgo.

Plauto compose Aulularia fra il 195 e il 184 a.C. Il titolo dell’opera gli fu ispirato da Menandro e anche il personaggio del protagonista è erede del Dýskolos (Il misantropo). L’avarizia, che è il suo tema centrale, è spesso legata alla misantropia, al sospetto, alla paura collerica dell’essere defraudati e ritroviamo anche qui il classico binomio dei servi scaltri e dei padroni malmostosi, biliosi, incattiviti. Riproporre Plauto significa consegnarlo all’attualità attraverso la sua originale contaminazione di generi, pastiches, musiche: il termine “farsa”, per i romani, significava piatto farcito. Plauto ha saputo giocare per primo con tutti gli ingredienti, mischiando l’alto e il basso, impastando la raffinatezza geometrica delle costruzioni drammaturgiche elleniche alla Suburra, lo scherzo feroce come pizzico, un goccio di beffa.

 

Dall’1 al 10 marzo andrà in scena I ragazzi irresistibili di Neil Simon con la regia Massimo Popolizio. In scena due mostri sacri del teatro: Umberto Orsini e Franco Branciaroli, insieme a Flavio Francucci, Chiara Stoppa, Eros Pascale, Emanuela Saccardi.

I due protagonisti sono due anziani attori di varietà che hanno lavorato in coppia per tutta la loro vita, diventando famosi come “I ragazzi irresistibili”. Undici anni dopo essersi separati per insanabili incomprensioni, sono chiamati a riunirsi in occasione di una trasmissione televisiva che li vuole insieme, per una sola sera, per celebrare la storia del glorioso varietà americano. I due vecchi attori, con le loro diverse personalità, cercano di ricucire quello strappo che li ha separati per tanti anni nel tentativo di ridare vita ad un numero comico che li ha resi famosi.

Orsini e Branciaroli si ritrovano insieme per ridare vita a questo testo, diventato un classico della commedia brillante, nel tentativo di cogliere tutto quello che lo rende più vicino al teatro di un Beckett (Finale di partita) o addirittura di Čechov (Il canto del cigno) piuttosto che a un lavoro di mero intrattenimento.

Tornerà al Teatro Biondo, dal 20 al 24 marzo come evento speciale, uno degli spettacoli più amati dal pubblico di tutte le età: Slava’s Snowshow, considerato «un classico del teatro del XX secolo» (“The Times”), visto in decine di paesi, centinaia di città, migliaia di volte da milioni di spettatori.

Il suo geniale inventore, Slava Polunin, è considerato «il miglior clown del mondo», un clown che ha saputo rinnovare la tradizione arricchendola con invenzioni teatrali sorprendenti.

Ispirandosi alla raffinata filosofia della pantomima di Marcel Marceau e all’umana e comica amarezza dei grandi film di Charlie Chaplin, Slava ha creato il suo personale clown, meditabondo, gentile e poetico. Slava’s Snowshow è uno spettacolo emozionante, poetico, coinvolgente, che riesce a incantare gli spettatori di qualsiasi età.

 

In prima italiana debutterà il 5 aprile Kamikaze – Assocerò sempre la tua faccia alle cose che esplodono di Emanuele Aldrovandi con la regia di Marco Lorenzi; lo spettacolo è coprodotto dal Biondo insieme al Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc di Fiume.

Cosa unisce il tragico attentato del 13 novembre 2015 al Bataclan di Parigi e la storia di una giovane regista cinematografica che ha scritto il progetto di un film? E cosa hanno in comune tre parlamentari europei senza scrupoli e la strenua lotta di questa giovane artista per poter realizzare il suo film? Apparentemente nulla. Apparentemente sembrano linee destinate a non incontrarsi mai. Eppure non è così. Tutto è collegato. Ogni cosa dipende dall’altra come in un puzzle, il legame che unisce i pezzi di Kamikaze si ricompongono in un unico panorama in cui siamo presenti tutti. Anche noi spettatori.

Il tema di fondo di questa creazione è quello dell’integrazione delle seconde generazioni di immigrati in Europa, visto attraverso molteplici punti di vista, che aprono squarci di riflessione con approcci diversi, talvolta empatici talvolta concettuali, sulle dinamiche sociali del multiculturalismo nell’Europa contemporanea.

 

Il 26 aprile sarà la volta de La ragazza sul divano di Jon Fosse, regia di Valerio Binasco,anche in scena anche al fianco di Pamela Villoresi, Michele Di Mauro, Giordana Faggiano e Giovanna Mezzogiorno. Una coproduzione del Biondo con il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale.

Valerio Binasco è il principale interprete, in Italia, del teatro dell’autore norvegese Jon Fosse, con allestimenti che rivelano l’influenza del passato sul presente con un’esattezza quasi proustiana. In questo spettacolo, con Pamela Villoresi protagonista, una donna di mezza età dipinge un ritratto di una ragazza seduta su un divano, combattendo contro i dubbi sulle proprie capacità artistiche e sull’incapacità di dipingere. L’immagine che la perseguita, quella di una ragazza accovacciata su un divano, è quella di lei stessa da giovane, turbata da mille incertezze: litiga con la madre e invidia la sorella maggiore, anela il ritorno del padre con una passione al limite del lecito. Binasco esplora magistralmente il modo in cui le ferite psichiche inflitte nell’infanzia non si rimarginano mai del tutto.

 

A chiudere il cartellone della Sala Grande sarà lo spettacolo Crisi di nervi – Tre atti unici di Anton Čechov, che debutterà, in prima assoluta, il 10 maggio con la regia di Peter Stein.

Nell’ordine andranno in scena: L’orso con Maddalena Crippa, Carlo Bellamio, Alessandro Sampaoli; I danni del tabacco con Gianluigi Fogacci; La domanda di matrimonio con Alessandro Averone, Fernando Maraghini, Emilia Scatigno.

Nelle tre opere scelte, nella visione del grande regista tedesco, i personaggi di volta in volta si fanno prendere da crisi di nervi, si ammalano, sono preda di attacchi isterici o litigano in continuazione fra loro. Si tratta di divertenti e aspre critiche della società borghese di fine Ottocento, che si rivela non molto diversa da quella dei nostri tempi, interessata al profitto, ai beni materiali e all’aspetto esteriore. Ne L’orso il protagonista quasi muore dalla rabbia per un credito che non gli viene rimborsato da parte di una donna, che lui arriva a sfidare a duello, per finire in ginocchio a chiederle di diventare sua moglie. Ne I danni del tabacco un presunto oratore deve tenere una conferenza sugli effetti negativi del fumo, ma, tra starnuti e attacchi d’asma, confessa in realtà di voler mettere fine alla disastrosa vita coniugale che conduce. Ne La domanda di matrimonio l’aspirante sposo, per timidezza e altre difficoltà fisiche, non riesce a porre alla futura sposa la fatidica domanda, e anzi si mette a litigare con lei, che a sua volta gli ribatte a muso duro ed è preda di un attacco isterico quando lui cade svenuto per ipocondria.

Il cartellone della Sala Strehler, prenderà il via il 25 ottobre 2023 con la prima assoluta di Delitto e castigo – I tre interrogatori dal romanzo di Fëdor Dostoevskij, adattamento e regia di Claudio Collovà, con Sergio Basile, Nicolas Zappa, Serena Barone; produzione Teatro Biondo Palermo.

Il nuovo spettacolo di Claudio Collovà non è una riproposizione di Delitto e castigo. Non ci sono le variabili narrative e i paesaggi delle storie parallele. Si concentra su un solo tema, quello della giustizia e del libero arbitrio, affrontando questioni estreme, concetti forti come quello di pena, crimine, delitto, colpa, perdono e la giustizia in generale. Fulcro della drammaturgia sono i tre incontri tra l’assassino e il suo giudice, nei quali Dostoevskij, attraverso la vicenda tormentata del protagonista, Raskòlnikov, spinge la colpa ai suoi estremi confini, in quella zona dove bene e male, orrore e compassione, si prestano a configurare il concetto di giustizia, il suo valore non è filosofico ma politico. Gli interrogatori sono i momenti cruciali del romanzo, nei quali emerge chiaro che gli uomini si dividono in due categorie: quelli “comuni”, tenuti ad attenersi alla morale umana, e quelli “eccezionali” svincolati da ogni obbligo morale e legittimati a violare qualunque legge e che per la loro superiorità hanno il diritto di uccidere se il loro atto può servire al bene comune.

 

Dall’8 al 12 novembre andrà in scena Tutto sua madre tratto da Les garçons et Guillaume, à table! di Guillaume Gallienne, adattamento drammaturgico di Tobia Rossi e regia di Roberto Piana. Unico mattatore sulla scena Gianluca FerratoTutto sua madre è la storia di un ragazzo, e poi di un uomo, che attraverso peripezie e avventure cerca di affermare la propria identità sessuale in una famiglia vittima di stereotipi.

Questo esilarante, sottile, profondo monologo è talmente ricco di personaggi da sembrare una commedia. La particolarità è che tutti questi personaggi sono interpretati da un unico attore in una girandola da trasformista della parola e della voce. È uno spettacolo col quale si ride tanto, ma grazie al quale si fanno anche serie riflessioni sui condizionamenti familiari e si capisce come qualsiasi (ri)nascita sia provvidenziale, auspicabile e necessaria.

Il 22 novembre debutterà, in prima assoluta, 96 ore,testo e regia di Angelo Campolo, anche in scena con Nunzia Lo Presti.

96 ore è il tempo massimo di permanenza di un minore in stato d’arresto all’interno di un CPA, struttura poco conosciuta in Italia, ideata dallo Stato per offrire ai giovani un passaggio intermedio di riflessione prima dell’incontro con il giudice. In quest’arco temporale, infatti, spetta ad una squadra di esperti stabilire una relazione con gli adolescenti per aiutarli a riflettere sulle azioni compiute e delineare un quadro della loro storia personale da fornire poi al magistrato che ne terrà conto in sede di giudizio. I soli strumenti a loro disposizione sono il dialogo e l’ascolto.

 

Dal13 al 24 dicembresarà la volta de La Sirenetta Fiaba ecologista, adattamento e regia di Ferrante/De Grandi, uno spettacolo per ragazzi e famiglie prodotto dal Teatro Biondo.

Il tema dell’ecologia è centrale nello spettacolo ed è trattato in maniera originale, seguendo la trama originale suggerita da Andersen ma proponendo, attraverso l’uso del video-mapping e di canzoni e musiche originali, una visione sorprendente ed emozionante del mondo sottomarino in cui vive la protagonista.

Il 10 gennaio debutterà in prima nazionale de La teoria del caos di Arianna Mattioli, regia di Lorenzo Lavia, in scena con la sorella Lucia.

Una storia d’amore, nata tra banchi dell’Università, tra un professore e un’ex allieva, con le problematiche – comuni a molti – legate al desiderio di un figlio che però non arriva. Ripercorrendo a ritroso la storia della relazione, si dipana la matassa che ha portato all’emergere della crisi.

 

Dal 24 al 28 gennaio sarà la volta de La belva giudea – Spettacolo al meglio dei cinque round, di e con Gianpiero Pumo, con la regia di Gabriele Colferai, una produzione del Biondo in collaborazione con Dogma Theatre Company.

Cinque capitoli, cinque round che attraverso la boxe raccontano la storia vera della “Belva Giudea”. È questo il nome che fu dato ad Herzko Haft durante la sua carriera da pugile nei campi di concentramento tedeschi. Internato alla sola età di quattordici anni, Herzko non si è mai arreso al suo destino e ha combattuto il nazismo guidato dall’amore per Leah. Dotato di una buona stazza muscolare e una notevole resistenza fisica, venne scelto da un ufficiale delle SS come “volontario” per incontri di boxe fra prigionieri. Herzko vinse 75 incontri. La storia privata di Harry rappresenta problematiche più che mai attuali: leggi basate sulla razza, l’accoglienza di chi fugge dalla guerra, la spettacolarizzazione della violenza.

 

Il 6 febbraio Daniele Russo tornerà a Palermo con lo spettacolo Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello, regia di Gabriele Russo; al suo fianco in scena Sergio Del Prete.

Jennifer è un travestito romantico che abita in un quartiere popolare della Napoli degli anni ’80. Chiuso in casa per aspettare la telefonata di Franco, l’ingegnere di Genova di cui è innamorato, gli dedica continuamente Se perdo te di Patty Pravo alla radio che, intanto, trasmette frequenti aggiornamenti su un serial killer che in quelle ore uccide i travestiti del quartiere. Gabriele Russo affronta per la prima volta un testo di Ruccello, scegliendo il più simbolico, quello che nel 1980 impose il drammaturgo all’attenzione di pubblico e critica. Una messinscena dall’estetica potente, fedele al testo e, dunque, alle intenzioni dell’autore.

 

Dal14 al 18 febbraio Filippo Luna vestirà i panni di Gaetano Cosìcomè di Salvatore Rizzo con la regia di Vincenzo Pirrotta.

Dopo il grande successo de Le mille bolle blu, Rizzo torna sui temi dell’identità e dei pregiudizi di una società mai del tutto sganciata dall’asfittica mentalità provinciale del dopoguerra, raccontando la storia di Gaetano e del suo tormentato percorso di liberazione da stereotipi e pregiudizi.

Per il regista Vincenzo Pirrotta, Gaetano Cosìcomè è la storia di una ribellione «vissuta con tutta la forza di uno strappo, ribellione e opposizione ai demoni che abitano la stanza, forse sarebbe meglio dire la gabbia, in cui il protagonista vive con tutte le sue inquietudini. Ho pensato dunque ad un luogo in cui la paura, quasi come in un incubo costante, convive con l’incapacità di manifestare la propria sessualità alla madre e alla sua famiglia, legata ad un pensiero tradizionalista e ottuso. Questo tormentato vissuto quotidiano fa rivivere a Gaetano la violenza di un passato che non riesce a cancellare».

 

In prima assoluta, il 28 febbraio debutterà Ti dico una cosa segreta scritto e diretto da Rosario Palazzolo, con Simona Malato, Chiara Peritore, Delia Calò; produzione Teatro Biondo.

Con questo spettacolo il drammaturgo siciliano conclude il Dittico del sabotaggio, avviato la scorsa stagione con Se son fiori moriranno. Tornano dunque in scena Adele, sua figlia Luisa e le loro proiezioni mentali, in una situazione che sovverte più che mai i principi della realtà. Palazzolo gioca con la parola e con la verosimiglianza, intrecciando i piani narrativi e sfidando il pubblico, che ancora una volta è chiamato in causa con lo scopo di mettere in discussione le proprie certezze.

 

Il 13 marzo sarà la volta di Assassina di Franco Scaldati, adattamento e regia di Franco Maresco e Claudia Uzzo, con Gino Carista, Aurora Falcone, Melino Imparato. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale / Teatro Biondo Palermo, in collaborazione con Associazione Lumpen.

Storia surreale di solitudini e mutazioni è Assassina, uno dei testi fondamentali della poetica di Franco Scaldati perché ne ripercorre motivi e figure attraverso la smisuratezza di un grottesco che sgrana ogni convenzione naturalistica nel farsi veicolo di un gioco teatrale di sconnessioni tra realtà e sogno, identità e alterità, infanzia e vecchiaia, vita e morte. Inevitabile che un testo come questo incrociasse prima o poi l’ispirazione di un regista come Franco Maresco, la cui concretezza visionaria ha intercettato fin dall’inizio i perimetri espressivi e la radicalità di linguaggio dell’universo scaldatiano.

 

Tra le attrici più applaudite della scorsa stagione, Maria Paiato tornerà al Biondo dal 10 al 21 aprile con Ladies Football Club di Stefano Massini, regia di Giorgio Sangati.

In questarapsodia teatrale dal ritmo indiavolato, Massini, ispirandosi alle storie delle prime squadre di calcio femminili inglesi, fa rivivere in scena undici ritratti di donne, ciascuna con il proprio vissuto, tutte con una passione in comune: giocare a pallone.

È il 1917, in Europa infuria la Grande Guerra. In una fabbrica di munizioni di Sheffield, durante la pausa pranzo, un gruppo di operaie comincia a tirare calci a una palla. È l’inizio di un’avventura straordinaria, di un sogno che, tra mille difficoltà e ostacoli di ogni tipo, le undici donne porteranno avanti con incrollabile determinazione, conquistando l’affetto e il sostegno dei tifosi, a dispetto delle convenzioni, della morale e della religione. Lo spettacolo è prodotto da Teatro Biondo Palermo / CTB – Centro Teatrale Bresciano in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa.

A chiudere la programmazione, dal 2 al 5 maggio, sarà lo spettacolo Press Card, tratto da un testo di Gaetano Savatteri con la regia di Luana Rondinelli; in scena Valeria Contadino. Produzione Teatro Stabile di Catania. Press Card racconta la storia di Maria Grazia Cutuli, la giornalista catanese uccisa a Kabul il 19 novembre 2001 mentre svolgeva il suo lavoro di reporter in prima linea. Maria Grazia aveva un sogno: raccontare i “luoghi di guerra” e combattere in difesa dei diritti umani attraverso l’arma bianca dell’informazione. Compie così molti viaggi come inviata di guerra. Nel 2001 torna in Afghanistan subito dopo la tragedia delle torri gemelle. Dal quel viaggio non tornerà mai più. Attraverso la vita di Maria Grazia lo spettacolo ripercorre la storia di una donna in un contesto storico in cui non era ancora consueto prediligere figure femminili come inviate di guerra.

 

Sono previste diverse formule di abbonamento: 12 spettacoli (8 fissi più due a scelta in Sala Grande e due a scelta in Sala Strehler); 8 o 6 spettacoli in Sala Grande; 8 o 5 spettacoli in Sala Strehler, abbonamenti riservatio alle scuoile.

Tutte le informazioni al Botteghino, all’Ufficio promozione e nel sito www.teatrobiondo.it.

Aggiornamenti anche nella pagina Facebook Teatro Biondo Palermo e su Instagram @teatrobiondopalermo.

Sarà possibile rinnovare i vecchi abbonamenti entro il 10 settembre. I nuovi abbonamenti, con assegnazione di posto, si potranno acquistare dal 12 settembre al 29 ottobre; abbonamenti a 6 o 8 spettacoli senza assegnazione di posto dal 17 ottobre (il posto può essere assegnato a partire da una settimana prima della recita dello spettacolo scelto).