Nell’ambito del Festival delle filosofie, venerdì 24 novembre scorso ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo il filosofo Igor Sibaldi ha incontrato il pubblico per la conferenza “L’autoinganno della democrazia”.

L’incontro è stato promosso da Settimana delle Culture, Lions Club Palermo Host ETS, Lions Club Federico II, Centro studi Anghelos, Mondadori. Ha introdotto e coordinato l’incontro la dott.ssa Marika Tutino, dell’Associazione Lympha e past president del Lions Club Palermo Host ETS.

Igor Sibaldi è filosofo di primo piano che ha approfondito diverse delicate tematiche del sapere e della coscienza dell’uomo, spaziando tra diversi campi intellettuali quali la filologia, la teologia, la mitologia e la psicologia.

È autore di libri di successo fra i quali “Ribellarsi al destino”, “Dioniso”, “Eros”, “Il codice segreto del Vangelo”, “Trilogia dell’infinito”, “Quando hai perso le ali”, “Agenda degli angeli”.

“La Russia non esiste” è il titolo del suo ultimo volume che traccia un percorso del grande paese dell’est dell’Europa dalla rivoluzione bolscevica fino alla Seconda guerra mondiale, attraverso il concetto di negazione della democrazia.

Quest’ultimo tema è stato il focus della relazione di Sibaldi, dando particolare rilievo all’inganno della democrazia e a tutte le sue possibili declinazioni, compresa quella della negazione, in estremo, della libertà stessa.

Ecco quindi la differenza tra persone e popolo; “quando ogni singolo individuo ha la consapevolezza del proprio ambiente di vita, di ciò che possiede e di ciò che realmente esso è, allora l’individuo si determina in un contesto globale e vive in pieno la bellezza, motivo ispiratore della nostra vita” ha detto la dott.ssa Marika Tutino nella sua introduzione al tema dell’incontro.

Per Platone la democrazia è la forma peggiore di governo perché è basata sull’opinione pubblica che non ha né il tempo né i mezzi di approfondire. Così si va verso l’anarchia fono alla tirannide, altra forma pessima di governo. Al crollo fisiologico della tirannide subentra l’oligarchia, ossia il governo di pochi e ricchi, il cui accesso al potere è stabilito non dalle competenze ma dal censo.

Tutto ciò, previsto 2500 anni fa, è di un’attualità disarmante, come se Platone avesse previsto gli accadimenti storici dei secoli successivi. La forma più stabile sembrerebbe la monarchia retta da un’oligarchia che coincide nei fatti con la struttura della chiesa cattolica, che rappresenta una forma di governo più longeva della storia, che dura quasi da due millenni. Ad integrazione interviene anche Aristotele il quale vede la donna esclusa dalle forme di governo: ecco la simbiosi perfetta con la chiesa. Ecco quindi che la storia dà ragione alla visione di Platone.

“È buon senso parlare bene della democrazia” ha detto Sibaldi. Ma perché la democrazia è considerata una forma ottima di governo se la storia non ha dato ragione? A questa domanda prova a rispondere Sibaldi attraverso un viaggio nella storia, rileggendo criticamente Lev Tolstoj sotto una duplice visione, quello di “Guerra e pace” e di “Anna Karenina”, e un Tolstoj post depressione, che trasforma e rinnova se stesso e il proprio pensiero. Ed è in questo periodo, sul finire dell’Ottocento, che lo scrittore russo scriverà migliaia di lettere, saggi, scritti, di carattere diverso e a diversi destinatari.

A Tolstoj viene affiancato anche il pensiero del filosofo tedesco Oswald Spengler, autore del libro “Il tramonto dell’Occidente”, nel quale spiega il percorso evolutivo delle civiltà, dallo sviluppo, alla fioritura al declino; l’Europa si trova nell’ultimo stadio. La democrazia è un gioco che si fa in due mosse: la prima è introdurre nella dinamica politica la variabile dell’opinione pubblica; la seconda mossa consiste nel manipolare l’opinione pubblica stessa, ossia prima facciamo parlare il popolo e poi facciamo dire al popolo quello che vogliamo.

Come si manipola l’opinione pubblica? Drogandola, risponde Tolstoj. La prima droga è ad esempio la stampa, come strumento per l’informazione, ossia in-formazione, dà forma voluta alla mentalità che ascolta in merito ad un fatto; non trasformo, né deformo, ma do una forma unica che crea dipendenza, ecco la droga a cui si riferisce Tolstoj nel saggio “Perché la gente si droga?”, tradotto dal russo proprio da Sibaldi.

Così le riflessioni sulla Russia e sull’Occidente di Igor Sibaldi abbracciano diversi altri e complessi temi, spaziando dalla filosofia all’etica, dalla storia alla letteratura.

In chiusura sono state poste al filosofo diverse domande che hanno abbracciato il tema della razza, la storia delle religioni, il fenomeno emigratorio dei siciliani, il rapporto uomo e ambiente, l’idea di libertà e la mancanza di libertà che genera, infine, l’autoinganno della democrazia, fino a raggiungere, appunto, l’inizio del circolo delle riflessioni del filosofo che ha incantato il numeroso pubblico presente.

Da Platone a Oswald Spengler, da da Goethe a Proust, passando per Amleto e Don Chisciotte, con un focus attento e approfondito sul grande Lev Tolstoj, immortale e illuminante autore di celebri capolavori e di molteplici saggi poco noti. La storia della filosofia, a fianco della letteratura, ci aita a comprendere meglio attuali fenomeni sociali e i più complessi profili geopolitici di cui la cronaca ci racconta i risvolti.

Carlo Guidotti