C’era anche un po’ di Sicilia alla cerimonia ufficiale che si è tenuta venerdì 24 marzo, al Museo dell’Acropoli di Atene, per presentare i tre frammenti del Partenone, restituiti alla Grecia dal Vaticano per volontà di Papa Francesco e arrivati nella capitale ellenica nei giorni scorsi. I reperti, che erano stati acquistati regolarmente nel XIX secolo dai Musei Vaticani, sono la testa di un cavallo, la testa di un giovane in processione delle Panatenee e un frammento raffigurante un volto barbuto proveniente da una delle metope del tempio.

Su invito del Ministro della Cultura e dello Sport del governo greco Lina Mendoni, era presente ad Atene Caterina Greco, direttrice del Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” di Palermo. Alla cerimonia, invitato dalle massime autorità della Repubblica di Grecia con cui si è instaurato nel tempo un solido legame di amicizia, ha partecipato anche il giornalista e scrittore siciliano Alberto Samonà, che lo scorso anno, quando ricopriva la carica di assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, volle riportare ad Atene il cosiddetto “Frammento Fagan”, reperto proveniente dal fregio orientale del Partenone e raffigurante un piede di Artemide, fino ad allora custodito proprio al Salinas di Palermo. Grazie a questa iniziativa, da gennaio 2022 il frammento è stato finalmente ricongiunto definitivamente al Fregio di Fidia, la monumentale opera d’arte da cui era stato strappato oltre due secoli prima: un gesto particolarmente significativo, che ha visto la Sicilia fare da apripista a livello mondiale sul tema del rientro in Grecia dei marmi del Partenone, la maggior parte dei quali furono rimossi e portati a Londra da Lord Elging nei primi dell’Ottocento e da allora esposti al British Museum.

Ed è stato sempre grazie al gesto siciliano e a seguito del ritorno a casa del “Frammento Fagan” voluto da Alberto Samonà che il dibattito internazionale sulla restituzione dei marmi del Partenone, in quest’ultimo anno ha subito un forte impulso in questa direzione: nel mese di maggio del 2022, infatti, se ne è parlato nel corso della riunione Unesco tenutasi a Parigi, dove si è preso ad esempio proprio il rientro del reperto palermitano e a dicembre dello stesso anno, il Santo Padre ha comunicato la sua decisione di donare all’Arcivescovo cristiano ortodosso di Atene i tre frammenti custoditi nei Musei Vaticani, che sono adesso esposti in modo permanente al Museo dell’Acropoli. E non è tutto, perché, sempre a seguito delle spinte dell’opinione pubblica internazionale ridestatasi dopo il gesto della Sicilia, un paio di mesi fa lo stesso British Museum di Londra ha parlato di “discussioni positive” con la Grecia, aprendo per la prima volta alla possibilità di far tornare i celebri marmi del Partenone nella Capitale Ellenica.

Inoltre, grazie all’accordo di collaborazione culturale sottoscritto nel 2022 fra la direttrice del Museo Salinas, Caterina Greco, e il direttore del Museo dell’Acropoli, Nikolaos Stampolidis, dal marzo dello scorso anno è esposta a Palermo un’importante statua acefala della Dea Atena, proveniente proprio dall’area del Partenone, che resterà al Salinas per i prossimi anni.

“È per me un onore – sottolinea Alberto Samonà – avere partecipato alla cerimonia di Atene, alla presenza delle autorità greche e vaticane. E l’emozione è accresciuta dal fatto che la Sicilia sia stata la prima a riportare nella Capitale Ellenica un frammento appartenente al fregio del Partenone, permettendo, così, di attivare questo circolo virtuoso che sta dando i suoi frutti. Questo invito mi rende poi particolarmente felice, perché suggella anche quel rapporto di personale amicizia e di stima instauratosi in questi anni con il Ministro Lina Mendoni e con il direttore del Museo dell’Acropoli, Nikolaos Stampolidis”. “La decisione del Santo Padre, che si inserisce anche nel dialogo ecumenico con la Chiesa Ortodossa di Grecia – conclude Samonà – è un segno importantissimo di Fratellanza, che va preso ad esempio. La strada maestra, in un mondo di lacerazioni e di conflitti, è proprio la collaborazione e la cooperazione internazionale nel nome della Cultura, che da sempre reca con sé un messaggio di dialogo e di pace”.