Si è tenuto giovedì 16 febbraio scorso, presso l’Aula Magna della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli Studi di Palermo, il convegno “Come affrontare la trasformazione dell’ambiente: emozioni, cura, adattamento”, un progetto del CIRFDI, dell’Università di Palermo, del Lions Club Palermo Host e del Lions Club Palermo Federico II, con la collaborazione del Comune di Palermo e di associazioni culturali e aziende cittadine fra le quali Edizioni Ex Libris, ReferencePost, SiciliaUno, Lympha, SFI- Società Filosofica Italiana, Logos, Toscano, Zancos, Coop.
L’incontro è stato curato dalla dott.ssa Simonetta Casa, dalla Prof.ssa Elisabetta Di Stefano, che ne è stata anche moderatrice, dal prof. Paolo Greco, dal prof. Lorenzo Palumbo, e dalla prof.ssa Letizia Passantino.
Ha partecipato una delegazione di studenti degli istituti del capoluogo siciliano: Liceo Classico Internazionale Statale “G. Meli”; Liceo Statale “Camillo Finocchiaro Aprile”; Liceo Classico Statale “Giuseppe Garibaldi”; Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Francesco Ferrara”; Liceo Classico Statale “Vittorio Emanuele II”.
Aprono i lavori i saluti introduttivi dell’Assessore comunale alle Politiche ambientali, Andrea Mineo, del direttore dell’ARPA dott. Vincenzo Infantino, del presidente Lympha prof. Lorenzo Palumbo, del presidente SFI-sez. Palermo prof. Marco Carapezza, della direttrice Dip. Scienze Umanistiche prof.ssa Francesca Piazza, del direttore Centro di Sostenibilità e transizione ecologica prof. Maurizio Cellura, dei curatori e del dott. Paolo Valenti, Vice governatore Lions Distretto Lions 108 Yb Sicilia.
La dott.ssa Marika Tutino, presidente Lions Club Palermo Host, e la dott.ssa Simonetta Casa, vicepresidente Lions Club Palermo Federico II, hanno ricordato lo stretto legame che intercorre, da più di un secolo e in tutto il mondo, tra i Lions e le più delicate problematiche sociali: dalla banca del sangue alla banca degli occhi, dalla solidarietà alle donazioni, dai restauri alle forniture di servizi a favore dell’intera cittadinanza.
“Il nostro primo obiettivo, come Lions, è rispondere alle vostre domande e alle vostre esigenze” ha detto la dott.ssa Tutino ai tanti giovani, ricordando come anche i Lions abbiano preso piena coscienza della necessità della transizione ecologica, e ha concluso dicendo che “il nostro percorso ci porta ad una maggiore sensibilizzazione per cambiare le cose al fine che si crei un’identità tra essere umano e ambiente in perfetta armonia”.
Nella seconda parte della conferenza il tema dell’ambiente è stato approfondito nelle sue più diverse e originali declinazioni, da quella cinematografica a quella artistica, da quella estetica a quella filosofica.
Il prof. Giacomo Tagliani ha relazionato sul tema “L’immaginazione ecologica. Cinema, ambiente, comunità”; sono stati proiettati degli estratti da due significativi e poco conosciuti film che hanno il tema dell’ambiente al centro della narrazione, espressa in forme simili ma profondamente diverse al tempo stesso, rilasciando allo spettatore una forte necessità di approfondimento e di riflessione su un’ambiente trasfigurato dall’uomo. I film sono “Antropocene – L’epoca umana” del 2018 e “Homo sapiens” del 2016.
Al prof. Diego Mantoan la trattazione del tema “Dall’arte ambientale all’impegno ecologista attraverso l’arte. Considerazioni storico artistiche su attivismo e sostenibilità”. Il relatore, esperto di arte contemporanea, pone gli artisti alla stessa stregua dei sismografi, a voler sottolineare come il mondo dell’arte ha una elevata sensibilità ad ogni mutamento della società e dei tempi. Un’opera fra tutte è “Glue Pourt” del 1970 di Robert Smithson, padre della cosiddetta “land art”, di cui un altro rappresentante è Michael Heizer, autore della nota opera “Double Negative”. Il minimalismo di queste intenzioni estetiche sono tipiche del mondo estrattivista, ossia quello mirato ad estrarre e sfruttare il territorio, che magnifica quel mondo capitalista che ci ha portato al mondo attuale. A completare il percorso storico si avvia una grande stagione artistica denominata “arte ecologista”, che si differenza dalla cosiddetta “arte ambientalista”.
Da John Latham in poi l’arte cercherà di inventare delle innovazioni per raccontare e sensibilizzare l’opinione pubblica; emblematica è l’opera “Five Sisters” del 1976, nella quale si prova a risemantizzare ciò che di negativo è accaduto alla terra e all’ambiente, prendendone coscienza. Tante sono le opere presentate fra le quali anche “7000 Eichen” di Joseph Beuys del 1982, celeberrima installazione di 7000 sassi che verranno successivamente sostituiti da 7000 querce. La relazione si conclude ricordando come sia importante mutare il proprio modo di pensare al fine di cambiare il modo di agire, cambiamento suggerito proprio anche dall’arte sostenibile.
A seguire la prof.ssa Valeria Maggiore, ha trattato il tema “Dall’ecologia superficiale all’ecologia profonda: la costruzione del sé ecologico”: il focus è l’ecologia, intesa come scienza delle relazioni che un essere vivente intrattiene con l’ambiente; quest’ultimo, ci fa riflettere la prof.ssa Maggiore, dal punto di vista grammaticale non è altro che il participio presente del verbo “ambire”, assumendo il significato quindi di “ciò che ci circonda”.
Emerge a tal proposito la figura di un attivista e filosofo norvegese, Arne Naess, fondatore del movimento dell’ecologia profonda, il quale identifica nelle sue riflessioni l’ambiente come una parte di noi stessi “al punto che essere sottratti da esso ha ripercussioni sulla nostra stessa identità”.
“Ripensare alla natura ci porta a ripensare noi stessi”, questo l’incipit del prof. Marcello Di Paola che ha parlato di “Due modi (umani) di essere natura”. L’ambiente è inteso come ciò che ora c’è ed ha un centro, la natura è ciò che eternamente c’è e non ha quindi un centro.
Il nostro approccio nei confronti della natura è bivalente: per conoscerla o per amarla. Noi siamo studiosi e conoscitori della natura seguendo quattro metodi, l’immaginazione e l’emozione, la ricerca logica delle cause, la familiarità e la pratica e, infine, la comprensione intuitiva.
A sua volta ognuno di noi nutre una forma d’amore verso la natura differente dall’altro: l’amore filiale, amore di patria, amore sacro e amore romantico.
Il prof. Di Paola ha inoltre parlato di Arne Naess, di Spinoza e dell’esperienza emozionale di Joseph Beuys con l’opera “Io amo l’America e l’America ama me”.
Dopo una breve pausa è stata la volta degli interventi di Maurizio di Cintio, Presidente CRFDI e SFI sez. Vicenza e di Carluccio Bonessio, Presidente SITI, che hanno relazionato rispettivamente su “Dal cosmo all’entropia: una nuova concezione del mondo” e “Connaturarsi come esperienza emozionale”.
“Se non si costruisce una nuova umanità, noi non saremo in grado di affrontare i problemi di ciò che ci circonda e dell’ambiente” ha detto Di Cintio ed ha continuato analizzando in profondità la relazione dicotomica tra caos e cosmo che sono i punti fondamentali dell’universo che è appunto uni-verso e non un multi-verso.
Attingendo anche alla filosofia kantiana, il prof. Di Cintio differenzia il concetto di “confine”, che è una nostra invenzione, da quello di “limite”, inteso come quella capacità di interagire dettata dalla consapevolezza di sé. “Ogni uomo deve fare i conti con i propri limiti per interagire con gli altri uomini e con l’ambiente. Questa interazione non può essere concepita ad infinitum; dobbiamo renderci conto dei nostri limiti, altrimenti si procederà in senso inverso, percorrendo un sentiero a ritroso che va dall’ordine al disordine, raggiungendo un’entropia tipica che è foriera di dissipazione, di scoria, di scarto, un’entropia, ricordando i principi della termodinamica, che assumerà la connotazione sia fisica che morale e sociale.
“Io sono natura perché interagisco con la natura e non posso non interagire. Noi siamo natura e la parola connaturarsi significa prendere coscienza e diventare consapevole che noi siamo un tutt’uno con la natura”: questo il messaggio di Carluccio Bonesso, che ha continuato ricordando che “una persona che ha capito che ognuno di noi è natura ha nei riguardi della natura un atteggiamento di gratitudine, suddivisibile in tre livelli, il livello ecologico, il livello intersoggettivo e il livello generativo”. Nella sua relazione il prof. Bonesso ha analizzato come il principio del possesso sia strettamente legato al senso di appartenenza e tale concetto può e deve essere applicato anche alla natura che può essere a sua volta posseduta e usata ma sempre con sentimento di gratitudine perché proprio la gratitudine sostanzia ogni relazione intima e senza di essa smettiamo di essere umani.
Prima dei saluti conclusivi, il giornalista ed editore Carlo Guidotti ha condotto il dibattito con i ragazzi presenti che hanno parlato dei loro progetti sociali, ad es. il Parlamento degli studenti, e hanno dato l’opportunità ai relatori di chiarire ed ampliare ulteriori nuovi concetti filosofici applicati alla natura, dimostrando che prendersi cura dell’ambiente, accompagnare la sua trasformazione e proteggerlo è in stretta simbiosi con aver cura di sé, della propria vita e di quella di ogni essere umano, con gratitudine, partecipazione e amore, stabilendo con esso una forte energia associativa.
Carlo Guidotti per referencepost (articolo e foto)