Era stato ricoverato nella mattinata del 17 giugno scorso all’Ospedale Santo Spirito per un arresto cardiaco
Era nato a Porto Empedocle (Agrigento) il 6 settembre 1925, Andrea Camilleri viveva da anni a Roma, dove si è spento. Regista, autore teatrale e televisivo, ha scritto saggi sullo spettacolo. Negli anni dl 1945 al 1950 ha pubblicato racconti e poesie, vincendo anche il Premio St Vincent. Ha insegnato Istituzioni di Regia all’Accademia d’Arte Drammatica. È sposato, ha tre figlie, quattro nipoti e una bisnipote. La mattina, appena alzato, gli piace “tambiasare” per una “mezzorata” circa, facendo tutte quelle cose inutili come raddrizzare un quadro, scorgere la copertina di un libro, etc. Ha frequentato il liceo classico Empedocle di Agrigento ma non ha mai sostenuto l’esame di maturità perchè nel maggio 1943, a causa dell’imminente sbarco in Sicilia delle forze alleate, si decise che sarebbe valso il solo scrutinio. A giugno inizia, come ricorda lo scrittore, “una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere di sangue, di paura“.
Durante lo sbarco degli alleati in Sicilia, Andrea Camilleri, in compagnia di alcuni amici d’infanzia, ha assistito ad un episodio che lo ha colpito profondamente. Un soldato americano che aveva i gradi nascosti da fiori alla vista di una tomba tedesca, con un gesto inconsulto, con molta rabbia e odio, spezzò la croce che era stata posta lì con un gesto caritatevole. Quel soldato, si scoprì più tardi, era il generale Patton, militare di alto ingegno e coraggio ma definito dai suoi stessi sottoposti (di chiara origine siciliana) “un uomo fituso”. Sin dal 1949 Camilleri lavora alla Rai come delegato alla produzione, regista e sceneggiatore; in queste vesti ha legato il suo nome ad alcune fra le più note produzioni poliziesche della TV italiana, come i telefilm del Tenente Sheridan e del Commissario Maigret, e a diverse messe in scena di opere teatrali, con un occhio di riguardo a Pirandello. Col passare degli anni ha affiancato a questa attività quella di scrittore; è autore di importanti saggi “romanzati” di ambientazione siciliana nati dai suoi studi sulla storia dell’Isola. La scrittura prende finalmente il sopravvento al momento dell’abbandono del lavoro come regista/sceneggiatore per sopraggiunti limiti di età (mai pensione fu più opportuna!). Nel 1978, dopo una decina d’anni di inutili ricerche di una casa editrice disposta a dargli credito, esordisce nella narrativa con Il corso delle cose (Lalli), pubblicato gratis da un editore “a pagamento” con l’impegno di citare l’editore stesso nei titoli dello sceneggiato TV tratto dal libro, La mano sugli occhi; il libro però non viene notato praticamente da nessuno. Nel 1980 esce da Garzanti Un filo di fumo (riedito poi, come il primo, da Sellerio), primo di una serie di romanzi ambientati nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigàta a cavallo fra la fine dell”800 e l’inizio del ‘900. Ma è nel 1992, con l’apparizione (sempre da Sellerio, che pubblica la gran parte delle sue opere) de La stagione della caccia, che Camilleri diventa un autore di grande successo: i suoi libri, ristampati più volte, vendono ora mediamente intorno alle 60.000 copie. Oltre alle opere ambientate nella Vigàta di un tempo, dal Birraio di Preston (1995) – il libro ai suoi tempi più venduto con quasi 70.000 copie – a La concessione del telefono (1999), ci sono i gialli della Vigàta odierna del Commissario Montalbano, con l’invenzione del quale arriva il grande successo (dal 1999 anche televisivo).
Montalbano è il protagonista di romanzi (il primo è La forma dell’acqua, del 1994) e racconti che non abbandonano mai le ambientazioni e le atmosfere siciliane e che non presentano alcuna concessione a motivazioni commerciali o a uno stile di più facile lettura. Da anni ormai le indagini del sarcastico Commissario, nonché le atmosfere e il divertente e azzeccato linguaggio italo-siculo dei romanzi e dei personaggi di Camilleri, affascinano migliaia di lettori. Nei suoi romanzi l’intreccio poliziesco è fondamentale, ma è anche il pretesto per la creazione dei personaggi. L’aspetto e il carattere di questi è una parte del lavoro di creazione che Camilleri cura particolarmente. I protagonisti delle sue storie sono spesso infatti molto divertenti ed ironici; ma anche molto malinconici, e questo vale in misura maggiore per il Commissario Montalbano. Ciao e grazie, Andrea.
(Ro.G. su fonte vigata.org)