La curiosità dello storico che si è interessato delle vicissitudini di santa Rosalia di Palermo, mi porta ad esaminare talune circostanze che narrano della Santa e del suo rapporto con gli angeli. Affrontiamo l’assunto! Sì ma con quale metodologia? Si tratta del trascendente! Di qualcosa che è aldilà delle facoltà conoscitive dell’uomo! (Come dice Kant: ciò che sorpassa ogni possibile esperienza). Ma sì, spero che andrà bene lo stesso! Agirò con la solita tecnica che cerco di adottare in ogni mio lavoro, in primis acquisendo notizie da documenti il più possibile autentici, in secundis da ciò che diaristi storici, autori di testi, enciclopedie o (con estrema ratio) Internet hanno pubblicato sull’argomento, in tertiis dallo studio di ciò che ci racconta la tradizione.
Sì ma in pratica come procedo? Ritengo utile scindere la ricerca in tre fasi: qualche breve informazione sull’angelologia (una dottrina poco conosciuta); qualche esempio iconografico della Santa insieme agli angeli nel corso dei secoli; infine, ciò che si tramanda nel riportare gli avvenimenti fra la Santa e gli angeli come testo stabile o memoria permanente.
Analizziamo ora la figura dell’angelo.
Si tratta di un essere sovrumano, ministro di Dio presso gli uomini, incaricato di annunciare e fare eseguire la Sua volontà. Un “figlio di Dio” che appare talvolta in sogno o in visione, in forma umana, per proteggere e talvolta per punire.
Presente in diverse vesti nelle varie religioni, le credenze lo hanno sempre identificato come potenza emanata dalle varie Divinità come messaggero, inviato o protettore dell’individuo fin dalla nascita (l’angelo custode nella religione cristiana o l’animale nella religione azteca, etc.). A parere dei filosofi antichi sono esseri intermedi tra il Dio e gli uomini, incorporei ma creati che intervengono nei momenti cruciali della vita dell’uomo (ad es. nel cristianesimo per la missione di Gesù, per l’annunciazione, le tentazioni, la passione, la morte e la resurrezione). L’angelo è l’incaricato del Dio supremo nel disbrigo, permettetemi la battuta, del quotidiano, mentre nelle religioni politeiste ogni Dio gestiva e gestisce un particolare settore della vita dell’uomo.
Nella Bibbia è detto chiaramente che non si devono adorare né rivolgere richieste agli angeli o, ancor meno, chiedere la loro intercessione (Lettera ai Colossesi 2,18)¹ – (Apocalisse 22, 8/9)²; l’uomo deve rivolgersi direttamente a Dio, unico autore di salvezza o, come intermediari, alla Madonna e ai santi.
La figura dell’angelo è presente solo nelle cosiddette “Religioni del Libro”, le religioni monoteiste fondate su di un testo sacro e sulla fede ad un solo Dio, ove sia presente il concetto dell’anima (Animismo): lo Zoroastrismo (fondato in Persia da Zarathustra intorno al 500 a.c.); l’Ebraismo (Antico Testamento); il Cristianesimo (la Bibbia nella sua interezza); l’Islamismo (il Corano); infine in tutte quelle religioni che prevedono che, alla fine dei tempi, le anime riprenderanno i loro corpi per partecipare all’ultima battaglia fra il bene e il male con la seguente instaurazione nel mondo dell’illimitato e incondizionato bene.
Esempi iconografici in cui, insieme alla Santa, sono presenti uno o più angeli si può dire che nel corso dei secoli non ne sono mai mancati. Quasi sempre i pittori, gli scultori o i disegnatori si sono prodigati, nelle loro espressioni artistiche, inserendo angeli con significato allegorico, dai “semplici” piccoli angioletti che coronano un’opera, all’angelo che annichilisce il male e lo abbatte, al grande angelo messaggero di eventi o comunicazioni importanti. Tralascio di fare in questa sede un elenco di opere che ne comprendano i soggetti, risulterebbe lunghissimo e molto noioso, mi limito a ricordarne qualcuna a noi molto vicina come la statua di “S. Rosalia distesa” con un angelo che la incorona (Gregorio Tedeschi, Santuario di santa Rosalia, PA), la “Coronazione di santa Rosalia” con la Madonna e gli angeli (1636, N. La Mattina, Santuario S. Rosalia, PA – bassorilievo). Quest’ultima opera è caratterizzata dalla presenza della Madonna che, dal momento della simultanea nomina della Madonna e di santa Rosalia (il 27 luglio del 1624) a patrone di Palermo, inizia a prendere sempre più collocazione nell’iconografia della Santa.
Esaminiamo ora alcuni casi che la memoria ci tramanda, riguardanti la presenza degli angeli nella vita di santa Rosalia.
Premesso che la figura dell’angelo, come mediatore, identifica il problema fondamentale del rapporto fra l’uomo e la divinità e che sull’esistenza della figura angelica chi crede non può esprimere alcun dubbio, la citazione della sua presenza a sproposito ha dato però spesso origine a leggende che certamente non hanno contribuito a consolidare l’attendibilità della sua stessa esistenza. Ciò è sicuramente accaduto nel caso delle manifestazioni che la tradizione vuole siano avvenute nella storia della Santa per cui, fra probabile verità e molta immaginazione, provo a citare alcuni autori che descrivono avvenimenti che sarebbero avvenuti per o con l’intervento angelico. Fra questi lo storico Giordano Cascini (Di Santa Rosalia, Vergine Palermitana libri tre), il diarista dell’epoca (1624) del ritrovamento delle ossa, che tanto studiò sulla Santa e su ciò che si diceva della sua vita. Nel suo libro racconta di una spelonca sul monte della Quisquina creata per lei dagli angeli (pag.200 op. cit.); continua scrivendo che gli angeli l’avrebbero in seguito aiutata a scolpire nelle pareti della grotta la famosa scritta, da tutti conosciuta (pag. 219 op. cit.), in cui lei si identificava come figlia di Sinibaldo signore della Quisquina etc. Lo stesso Cascini, in tale occasione, giustifica la possibilità dell’intervento angelico affermando che una fragile donna non poteva sopportare la fatica di incidere la roccia con un martello e uno scalpello (che certo la Santa non poteva avere con sé) sottolineando così il possibile aiuto degli angeli (o della possibile mano dell’uomo?).
Due creature celesti (pag.205 op. cit.) la trassero dalla grotta della Quisquina, dopo la sua lunga permanenza e una la scortò lungo tutto il tragitto fino all’arrivo alla spelonca del Montepellegrino. Qui lei si ritirò in romitaggio e gli angeli la incoronarono con il serto di rose con cui in seguito fu sempre raffigurata e, dal momento del riparo nel suo eremo (pag.252 op. cit.), fu da loro ininterrottamente tutelata e sorretta. Ancora, secondo il Cascini, accompagnandola fino al trapasso fecero in modo che il calcare contenuto nell’acqua che gocciolava dalle pareti della grotta, le creasse intorno un vero e proprio sarcofago di pietra lucida che la racchiuse e permise di preservare le sue reliquie attraverso i secoli, fino al loro ritrovamento.
Il Collura (Santa Rosalia nella Storia e nell’Arte, pag. 155) cita un bassorilievo di Gabriele Di Battista del 1501 (“Sancta Rosalia Panormum remigrat”- Museo Diocesano, Pa), in cui si ha la conferma di due particolarità: la prima, che la Santa dalla Quisquina fosse ritornata a Palermo da dove era partita (remigrat) e la seconda, che nel viaggio fosse accompagnata da un angelo. Lo stesso Collura (pag. 79 op. cit.) sfata invece la leggenda della presenza di un angelo nella grotta in un momento vicino alla scoperta delle reliquie. Si trattava, come afferma lo storico, di un frate di nome Angelo, imberbe, gracile e di aspetto diafano, la sua presenza è documentata tra i membri della piccola comunità eremitica francescana locale. In seguito, frate Angelo, si spostò in Umbria ove concluse santamente la sua vita solitaria.
Anche Joanne Stiltingo nel suo “Acta S. Rosaliae Virginis Solitariae” ha segnalato in moltissimi punti del suo saggio la presenza di angeli accanto a santa Rosalia. Scrive infatti (par.111): ”…Stant interim e inde duo angeli, quasi ipsam expectantes instar comitum itineris…”, …frattanto due angeli la aspettavano per accompagnarla per la via, etc.
Concludo infine con una particolarità da molti autori antichi segnalata ma solo da qualche anno da me riscoperta: si tratta del “DIPLE” un simbolo a forma di “Y” presente sulla volta della grotta del Montepellegrino. È un segno inciso nella roccia che risale, secondo gli storici, al momento della morte della Santa e che indica con precisione il punto in cui furono trovati i resti. In questo caso si parla di intervento angelico per due motivi: il primo che al momento della morte di Rosalia il piano calpestabile era molto più in basso e per raggiungere quell’altezza ci sarebbe voluta una scala; il secondo che, in quel tempo, l’accesso alla grotta avveniva tramite un cunicolo così basso, stretto e tortuoso che permetteva a malapena il passaggio di una persona per volta a testa chinata (e senza scala).
1) 18 – “Nessuno che si compiace vanamente del culto degli angeli e corre dietro alle proprie immaginazioni, gonfio di orgoglio nella sua mente carnale, vi impedisca di conseguire il premio” (il Paradiso).
2) 8 –“Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell’angelo che me le aveva mostrate (9) ma egli mi disse: Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. È Dio che devi adorare”.
Girolamo Mazzola (Articolo e foto)