La prima puntata è dedicata a Maria Grazia Cacciola, sposa bambina di un ‘ndranghetista, costretta al suicidio dalla famiglia perché aveva interrotto il circolo mafioso, denunciandolo
Conferenza stampa singolare a viale Mazzini. Sala degli Arazzi mezza vuota, tavolo dei relatori deserto per un bel po’, nessun dirigente in vista alle 12, ora della convocazione. Il tema merita, la presentazione del programma d’inchiesta ‘Cose nostre’, sulle storie di persone, soprattutto donne, che si sono ribellate alla mafia. Quattro puntate in onda su Rai1 in seconda serata dal 4 al 25 luglio. In attesa dell’arrivo del Procuratore nazionale Antimafia Cafiero de Raho, la direttrice di RaiUno, Teresa De Santis, non si fa vedere, nonostante in sala siano seduti in prima fila Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, 5Stelle, e Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, leghista. C’è anche il consigliere Rai Riccardo Laganà, rappresentante dei dipendenti; pochi i giornalisti presenti, sarà per il caldo. Viene proiettata l’anteprima dell’intera puntata, davanti a un tavolo vuoto senza i dirigenti Rai. A fine proiezione tutti si guardano intorno un po’ stupiti, nel vuoto colmato dagli addetti stampa. Teresa De Santis entra solo dopo un po’, foto di gruppo. Arriva il procuratore Antimafia e finalmente il tavolo della conferenza stampa si riempie.
Certo è che il programma scritto da Emilia Brandi ha un suo valore di racconto e di denuncia, da “servizio pubblico” dice la direttora di Rai1 che annuncia “altri programmi di inchiesta, ma per il 2020”. Non nei palinsesti autunnali ancora in fase di ritocco e che saranno presentati martedì prossimo a Milano. Lo scorso anno ‘Cose nostre’ ottenne il 10%, perché allora mandarlo a luglio in seconda serata? Lo chiede anche Morra: “Perché non in prima serata?”. Il presidente Antimafia, eletto in Calabria, suggerisce un’anteprima nella Piana di Gioia Tauro e sollecita la testata regionale calabrese ad occuparsi di più della lotta alla mafia. La serie “nasce in seconda serata, ma facciamo anche speciali su questi temi”, risponde De Santis, orgogliosa che “Rai Uno sia la rete più vista dalle donne”.
Il procuratore Federico Cafiero de Raho ringrazia la Rai per l’impegno contro la mafia e anche per lo sguardo delle donne, come l’autrice Brandi, che parlano del ruolo di altre donne: da quelle che diventano capo-clan a coloro che “sono al centro di una rivoluzione”, la ribellione, per le quali il procuratore spiega che esiste un “protocollo, attivo dal gennaio 2018, che aiuta le donne con i figli a staccarsi dalle famiglie mafiose”. Con pochi soldi, però: 150mila euro in tre anni dalla presidenza del Consiglio, altri fondi Cei sono affidati a Libera. La prima puntata di “Cose nostre. O cu nui o cu iddi”, infatti, è dedicata a Maria Grazia Cacciola, sposa bambina di un ‘ndranghetista, costretta al suicidio dalla famiglia perché aveva interrotto il circolo mafioso, denunciandolo. In questo caso “lo Stato ha fallito”, commenta De Raho, che loda queste inchieste rispetto a “certe fiction in cui il mafioso diventa un eroe e ostenta una ricchezza effimera”. Non vuole citare quali ma si presume sia il filone Gomorra. Tornando ai palinsesti autunnali, il 9 luglio a Milano saranno presentati agli investitori. Occhi puntati su quelli di RaiUno con la carrellata di volti graditi alla Lega di governo, da Roberto Poletti a Lorella Cuccarini ora in feeling sovranista, (che ha avuto un lieve incidente cadendo per strada in una buca), che sta girando per “Linea Verde” e condurrà “La Vita in diretta”. E certo la concorrenza di Canale 5 è agguerrita.
Fonte: primaonline.it