Indagato ex dirigente della Questura di Agrigento. Favoriva le famiglie mafiose

Il quotidiano “La Sicilia”, nel numero oggi in edicola, riporta la notizia relativa alle accuse di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico nei confronti dell’ex capo dell’ufficio amministrativo della Questura di Agrigento, Giovanni Giudice. L’accusa si articola nel contesto della maxi operazione antimafia “Camaleonte” che ha portato, ieri, all’arresto di diversi componenti delle presunte famiglie mafiose di Gela. Secondo l’accusa, che ne aveva chiesto gli arresti domiciliari, il dottor Giudice avrebbe fornito su richiesta informazioni su indagini in corso, ricevendo in campio vantaggi economici. Nello specifico secondo gli inquirenti avrebbe avuto nella sua disponibilità una carta di credito intestata alla famiglia Luca, di cui quattro componenti sono stati arrestati con l’accusa di contiguità con i Rinzivillo. In cambio avrebbe, quindi, potuto godere di una carta di credito e della possibilità di acquistare auto a prezzi estremamente bassi. Giovanni Giudice, nella sua breve permanenza ad Agrigento, era già balzato all’onore delle cronache per un duro scontro con l’avvocato Giuseppe Arnone per una irruzione, era la denuncia dell’ambientalista, nel suo studio in via Mazzini. Il nome di Giudice rientra inoltre nelle carte dell’inchiesta su Antonello Montante, dato che questi avrebbe, come emerge dagli atti, sollecitato un’assunzione all’ex “padrino dell’antimafia”.

(Ro.G.)