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L’impegno di Simona contro la mafia si è concretizzato come componente del direttivo dell’Associazione donne siciliane per la lotta contro la mafia e come fondatrice e collaboratrice della rivista «Mezzocielo»

Era nata a Roma il 5 luglio 1928. Nel 1967 la famiglia si trasferisce a Palermo, che diverrà la sua città e quella in cui si sposeranno le figlie. L’impegno politico diventa più pressante, per i movimenti studenteschi, il sostegno alle popolazioni colpite dal terremoto del gennaio ’68, le lotte per le leggi sul divorzio e sull’aborto. Nel ’76 viene eletta al Senato, dove rimarrà fino al ’79. Simona ricorda che fu un periodo particolarmente pesante, per la situazione politica generale (era iniziato il terrorismo), ma anche dal punto di vista personale perché «la famiglia era completamente disarticolata». Nel 1980 viene eletta consigliera al Comune di Palermo, dove svolge un intenso lavoro come capogruppo: «Ero determinata a far diventare l’opposizione comunista al Comune un punto di riferimento chiaro nella lotta contro la mafia». È la stagione in cui cadono uccisi dalla mafia tanti che le si sono opposti, tra cui il segretario regionale del Pci, Pio La Torre. L’impegno di Simona contro la mafia, terminata l’esperienza al consiglio comunale nel ’90 e lasciato il Partito Comunista, è continuato come componente del direttivo dell’Associazione donne siciliane per la lotta contro la mafia, come fondatrice e collaboratrice della rivista «Mezzocielo», «un giornale rivolto a tutti, ma pensato e realizzato da donne», come attenta osservatrice della realtà politica italiana e animatrice di iniziative culturali e politiche. Di sé dice: «Per quanto mi riguarda quel che ho fatto ho fatto: qualcosa di buono, nulla di cattivo, molto di inutile. Guardo con attenzione e rispetto quello che fanno le altre/gli altri. Vorrei poterlo apprezzare e sostenere».