Quello di Valarioti è il primo omicidio politico della storia della Calabria. Serviva un segnale forte, eclatante. Colpirne uno per educarli tutti
È stata una sera di grande festa, quella del 10 giugno 1980. Giuseppe Valarioti è il segretario di sezione del Partito Comunista Italiano di Rosarno e consigliere comunale. Ha appena terminato di cenare al ristorante La Pergola, sulla strada per Nicotera, con i suoi compagni del Pci per festeggiare la vittoria alle amministrative. Si tratta di un risultato inatteso dopo la sconfitta dell’anno precedente. Ma questo è un successo prezioso perché costruito sull’idea precisa e dichiarata di scardinare il sistema che la ‘ndrangheta, con pezzi di Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano, aveva costruito in quel lembo di Sud. Si è mangiato tanto e si è innaffiato tutto col vino buono. È passata la mezzanotte e, lentamente, il gruppo comincia a sciogliersi. Pagano il conto. Giuseppe esce dal ristorante per primo. A pochi passi da lui altri compagni che stanno uscendo. Valarioti non fa in tempo ad aprire lo sportello della sua auto. Due colpi di lupara carichi di odio e vendetta lo investono in pieno. Sanguina e si lamenta: “Aiuto cumpagni, mi spararu”. I compagni, usciti tutti dal ristorante, corrono verso di lui, ma non c’è più niente da fare.
Il processo per il suo omicidio si svolge a Palmi nel 1982. Nel mirino delle indagini c’è la cosca Pesce, a partire dal patriarca don Peppino. Valarioti continuava a sfidare le cosche e la sua linea aveva vinto, e convinto. Serviva un segnale forte, eclatante. Colpirne uno per educarli tutti. La ‘ndrangheta non poteva scegliere obiettivo, luogo, momento migliore per compiere il primo omicidio politico della storia della Calabria. Per lanciare un messaggio inequivocabile a tutti, visto che non erano bastate le continue minacce ai comunisti in campagna elettorale, che non erano servite le intimidazioni agli elettori fuori dai seggi che, senza mezze parole, sentenziavano “a Rosarno comandiamo noi”. Pesce è stato assolto per insufficienza di prove dalla Corte d’assise di Palmi il 17 luglio 1982. Poi il silenzio. Nel dicembre del 1983 parla Pino Scriva, famigerato ‘ndranghetista di San Ferdinando, primo grande pentito della ‘ndrangheta. Secondo Scriva, dietro l’omicidio Valarioti ci sarebbe la decisione della cupola della Piana. Se, da un lato, le rivelazioni di Scriva hanno portato a ergastoli e centinaia di anni di carcere, nel caso dell’inchiesta-bis sull’omicidio Valarioti, dalle sue dichiarazioni non è emerso nulla di significativamente probante e si è conclusa senza risultanze finali nel 1987. Nel 1990, la Corte d’assise d’appello lascia il delitto avvolto nel mistero.
Giuseppe Valarioti era nato a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria il’1 marzo 1950. Fu ucciso dal fuoco della ‘ndrangheta l’11 giugno 1980.
Roberto Greco per referencepost.it