Assolto in primo grado, Mannino ha scelto il rito abbreviato
La procura generale ha chiesto la condanna a 9 anni di carcere dell’ex ministro democristiano Calogero Mannino, imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato nel processo d’appello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Mannino, assolto in primo grado, ha scelto il rito abbreviato ed è giudicato separatamente rispetto agli altri imputati per cui è in corso il processo d’appello.
Dopo due anni di udienze, con una riapertura dell’istruttoria dibattimentale in cui, tra gli altri, è stato risentito il pentito Giovanni Brusca, il processo di secondo grado a carico di Mannino è cominciato il 10 maggio 2017 davanti ai giudici della prima sezione della corte d’appello di Palermo presieduta da Adriana Piras.
La tesi della Procura generale, che ha chiesto la stessa pena invocata in primo grado, è che Mannino, avviò, grazie ai suoi contatti con gli ufficiali del Ros una sorta di trattativa con le cosche per salvarsi la vita. Era nella “lista” dei nemici che Cosa nostra aveva deciso di eliminare per “saldare i conti” con chi non aveva mantenuto i patti, e avviò, grazie ai suoi contatti con gli ufficiali del Ros una sorta di trattativa con le cosche per salvarsi la vita. La ricostruzione non è quella dal gup, che vede in Mannino il “cardine” del dialogo che pezzi dell’Arma, con coperture politiche, avrebbero avuto con i boss per fare cessare la stagione delle stragi. una vera e propria trattativa che prevedeva, come prezzo di scambio, l’impunità per il boss Bernardo Provenzano oltre ad una linea meno rigorosa nel contrasto ai clan e un alleggerimento del carcere duro per i mafiosi.
(Ro.G.)