La notte fra il 31 marzo e il primo aprile 1984, mentre rientrava a casa dopo un consiglio comunale, fu uccisa con tre colpi di pistola da due sicari mafiosi. Renata Fonte – assessore alla Cultura del Comune di Nardò – si stava battendo accanitamente per evitare la lottizzazione e la speculazione edilizia di Porto Selvaggio e aveva scoperto illeciti ambientali e i primi metodi mafiosi che stavano attecchendo nel Salento
È la notte tra il 31 marzo e il 1° aprile 1984. Siamo a Nardò, in provincia di Lecce. Il consiglio comunale è appena terminato. I consiglieri stanno uscendo. Anche una donna, di poco più di trent’anni, esce dal palazzo comunale. Si guarda attorno e si dirige verso casa. Nell’ombra la attendono due sicari. Mancano pochi passi alla porta della sua abitazione quando tre colpi di pistola rompono il silenzio della notte a Nardò. La donna cade a terra, morta. L’efferato delitto ha immediata risonanza nazionale: il primo omicidio di mafia nel Salento, perpetrato contro una giovane donna, sposa, madre di due figlie, Sabrina e Viviana, esempio d’impegno politico e civile. La donna che giaceva morta sulla strada era Renata Fonte.
Originaria di Nardò, sulle cui strade ha perso la vita, Renata Fonte è una battagliera amministratrice salentina fortemente impegnata a difesa della cosa pubblica e del territorio. Attiva nelle battaglie civili e sociali dei primi anni ottanta, diventa Segretario cittadino del locale Partito Repubblicano Italiano e dirige il Comitato per la Tutela di Porto Selvaggio per il quale s’impegnerà sui mass-media contro le paventate lottizzazioni cementizie. Renata Fonte è la prima consigliere ed Assessore appartenente al P.R.I. di Nardò. Il suo impegno amministrativo va dall’Assessorato alle Finanze a quello alla Pubblica Istruzione, Cultura, Sport e Spettacolo, al direttivo provinciale del P.R.I., Renata Fonte viene nominata responsabile per la provincia del settore Cultura del P.R.I.. Grazie anche alla testimonianza di due donne, nei tre livelli di giudizio vennero individuati e condannati gli esecutori materiali dell’omicidio Giuseppe Durante e Marcello My. Furono inoltre condannati gli intermediari Mario Cesari e Pantaleo Sequestro e il mandante di primo livello, Antonio Spagnolo. Quest’ultimo era collega di partito di Renata, ma alle amministrative era risultato il primo dei non eletti. L’eliminazione della Fiore fu decisa dalle cosche al fine far arrivare sullo scranno del consiglio comunale un loro uomo fidato – Antonio Spagnolo – che non esitò a tradire la Fiore e la comunità di Nardò.
Renata Fiore era nata a Nardò, in provincia di Lecce il 10 marzo 1951. Aveva da poco festeggiato il suo trentatreesimo compleanno. I killer della Sacra Corona Unita la uccisero nei pressi della sua abitazione. Lasciò il marito Attilio e le due figlie, Sabrina e Viviana.
Roberto Greco per referencepost.it