Comunicato stampa
Una lettera aperta, con la firma del Presidio in formazione di Libera Niscemi (CL), che invita la cittadinanza a riflettere insieme dopo la pubblicazione su Internet di un video musicale che ha come protagonisti un gruppo di giovani della città, il cui messaggio rischia di influenzare negativamente i giovani.
La lettera aperta:
Carissimi Niscemesi,
il giorno in cui hanno ucciso Pierantonio Sandri, nel 1995, molti di noi sono rimasti indifferenti e non si sono indignati. Non era la prima volta e non è stata nemmeno l’ultima! A Niscemi l’indifferenza ha radici antiche, come quando, nel 1987, le pistole hanno stroncato le vite innocenti di Rosario Montalto e Giuseppe Cutruneo, che all’epoca avevano appena 8 e 11 anni.
Sono avvenimenti così lontani nel tempo, che quasi verrebbe da pensare che non siano accaduti qui, in questa nostra Niscemi. Altrove forse, ma non qui! Invece, sono accaduti qui: miezz’a via che frequentiamo ogni giorno e tra i vicoli dove ci siamo conosciuti e dove siamo cresciuti. Pierantonio, Rosario, Giuseppe e le tante vittime innocenti che la mafia ha seminato nella nostra cittadina fanno parte della nostra storia; le loro vicende umane dovrebbero orientare le nostre azioni; le loro voci, seppellite nel passato buio di questa città, dovrebbero spingerci, ogni giorno, a costruire una Niscemi migliore. E, parlando di vittime, forse dovremmo pensare non solo a coloro che sono stati uccisi, ma anche ai loro giovani killer, anch’essi vittime inconsapevoli dello spietato sistema mafioso.
Per fare memoria e per trarre insegnamento dal nostro passato, lo scorso 15 dicembre, a Niscemi abbiamo avuto ospite Don Luigi Ciotti, che in un emozionante incontro con gli studenti del Leonardo da Vinci ha lanciato un forte messaggio di speranza e di incoraggiamento. Ma la speranza senza impegno è vuota retorica; così, allo stesso modo, la tanta invocata legalità, senza un concreto orientamento alla giustizia e al bene comune, risulta inutile se non addirittura controproducente.
Nei giorni scorsi, subito dopo l’incontro degli studenti con Don Ciotti, come tanti di noi abbiamo avuto modo di constatare, è stato diffuso attraverso i social network un video musicale dal titolo “So miezzo ‘a via”, in cui vengono narrate le vicende di un gruppo di giovani, i quali per vivere sono “costretti” a scendere a patti con la criminalità organizzata. Non nascondiamo che il video ci lascia alquanto perplessi. Prendiamo atto dei successivi chiarimenti del cantante protagonista il quale, su Facebook, ha affermato che l’intenzione era quella di dare vita a un video che presentasse in maniera realistica il destino, spesso ineluttabile, di alcuni giovani vittime inconsapevoli della malavita. Non è nostra intenzione gettare nessuno nel tritacarne mediatico; tuttavia, poiché riteniamo che il video possa prestarsi a facili fraintendimenti, trasformandosi così in un emulabile modello negativo per i nostri giovani, alcune domande ci sembrano d’obbligo.
Queste domande le poniamo alla nostra comunità in maniera serena e senza alcuna strumentalizzazione. Può un’intera comunità restare insensibile ai dilemmi e alle angustie dei vuagliuni di strata ca nun tenunu na via d’uscita? Può una comunità trovare normale che i propri giovani riducano la loro esistenza ncoppu a motocicletta ogni juornu? Può una città, che nel tempo ha subito la gogna mediatica a causa dell’elevata diffusione della criminalità organizzata, non ritenere opportuno dare vita a una concreta e fattiva assunzione di responsabilità?
Noi crediamo di no! Per questo facciamo appello a tutte le articolazioni della città a reagire e a rimboccarsi le maniche, affinché si possa sconfiggere la cultura della rassegnazione, terreno fertile per mafia e corruzione. Noi pensiamo che non sia vero che “chistu a vita ha decisu e nun si po‘ cagnà!”.
Riteniamo che il cambiamento sia possibile; che sia possibile creare una società più giusta ed equa. Per realizzarla occorre, però, il contributo di tutti: delle Istituzioni, che devono saper mettere in campo valide politiche sociali (è qui che, al di là dei facili proclami, le istituzioni si giocano la loro credibilità); della Chiesa, che deve saper intervenire attraverso una pastorale adeguata; della Scuola, che deve mettere in campo validi percorsi educativi, delle Associazioni, che devono sentire quotidianamente la responsabilità della loro missione formativa e culturale.
Ribadiamo che questa lettera aperta non vuole condannare o colpevolizzare alcuno. Piuttosto, vuole essere un richiamo al senso di responsabilità di tutti, in quanto politici, educatori, cittadini impegnati.
Infine, ai giovani protagonisti del video, i quali hanno pubblicamente dichiarato che non è loro intenzione esaltare la criminalità, rivolgiamo un invito: incontriamoci al fine di confrontarci, per conoscerci e cominciare a costruire insieme una valida alternativa a quella realtà così bene presentata nel vostro video.