Era il 1967 quando l’Italia perse uno dei suoi grandi figli; era il 14 aprile quando alle ore 3.30 si spense il Principe Antonio De Curtis, in arte Totò.
Sono trascorsi 50 anni, ma questo mezzo secolo sembra non essere trascorso se ancora oggi la memoria del grande artista è così viva e presente; oggi come ieri, e forse ancora più di ieri, molti dei più validi attori recitano egregiamente basando il loro impianto scenico, volutamente o inconsciamente, proprio sugli insegnamenti lasciatici dal grande Principe della risata, Totò, che ha dettato delle infallibili regole non scritte che hanno creato l’alfabeto della recitazione comica e non solo.
E già perché nell’estro comico di Totò è facilmente ravvisabile una particolare capacità istrionica che ne fa del Principe partenopeo anche un grande attore drammatico, come si evince facilmente da alcune sue interpretazioni forse meno condivise dai media, quali quelle di Saverio Petrillo, di Totò Esposito, del Colonnello Cavalli, di Fra’ Timoteo o del postumo insuperabile Jago.
Totò, durante i suoi 69 anni di vita e praticamente altrettanti di carriera, ha calcato ogni sorta di palcoscenico, da quello del basolato di via Santa Maria Antesaecula del rione Sanità, dove nacque il 15 febbraio 1898 al civico 106, a quello instabile e rumoroso dei teatrini di provincia fino a quello dei grandi teatri di prosa, rivista ed avanspettacolo, scaldando il pubblico in platea che di replica in replica riempiva sempre di più la sala, fino alle sue ultime apparizioni.
E proprio in merito a questo il 2017 non è solo l’anniversario del cinquantesimo anno dalla morte ma anche del quarantesimo anno dalla perdita della vista che di fatto pose fine alla sua carriera teatrale; questo triste evento avvenne sul palcoscenico del Politeama di Palermo una sera del 1957 interpretando A prescindere.
Da allora si andò intensificando sempre di più la sua già attiva e diffusa produzione cinematografica e quindi, oltre il palcoscenico della strada e del teatro, anche il set cinematografico della commedia italiana si impregnò dell’arte del Principe.
Da allora tutto il campionario dell’ars comica si rinnovò e si ampliò seguendo i dettami dell’artista napoletano, fatti di una gestualità portata al limite corporeo dell’espressione corporea, di una a volte euforica e a volte dimessa espressività vocale e discorsiva, profondi monologhi, gustosi duetti, pause, sguardi, urla e silenzi; tutti elementi che hanno composto una miracolosa molecola che ha dato vita ad un nuovo tessuto organico, generatore a sua volta di una nuova recitazione.
E quel grande alchimista delle emozioni che fu Totò seppe fondere ed articolare magistralmente tutte le diverse forme espressive essendo un immenso attore, sensibile poeta, fine scrittore, astuto sceneggiatore, doppiatore ed a suo modo financo simpatico cantante e musicista.
Nella sua travagliata vita privata si distinse per le cospicue opere di beneficenza rivolte a tutti coloro che versavano in condizioni disagiate e soprattutto vero gli animali; celebre il suo sostegno ai canili o quando di nascosto la notte inseriva delle banconote sotto la porta di qualche basso napoletano.
Tante sono le opere letterarie, musicali, teatrali e soprattutto cinematografiche, qualcuna forse meno significativa e qualcuna frutto di una progettualità meno accurata, ma in ognuna di esse sarà sempre possibile ricavarne elementi preziosi di una comicità allo stato puro, una comicità che ha attraversato a suo modo ogni genere cinematografico, ora di impronta neorealista ora quasi psichedelico, dallo storico alla fantascienza, dal western al thriller, dalla pièce teatrale al dramma esistenziale, schiacciando anche un occhio al velato erotismo per sfiorare addirittura l’horror.
Antonio De Curtis, mancato prete e mancato militare, l’uomo che riacquisì una nobiltà perduta vivendo per molti anni in miseria, l’aristocratico autore di anonime donazioni, colui che subì lo strazio del suicidio di una soubrette innamorata di lui senza essere ricambiata, e visse il dolore della separazione dalla moglie per gelosia e del disappunto sul matrimonio della figlia; Totò che visse una vita artistica attraverso i più grandi registi italiani fino alla sua ultima recita avvenuta con la sua morte celebrata con un triplo funerale.
Ma la sua contemporaneità continua ancora dopo la sua scomparsa; di recente infatti, nella qualità di “dottore di tutte le arti”, Totò a 50 anni dalla morte ha ricevuto il 5 aprile scorso la Laurea honoris causa presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Da Malafemmina alle poesie A’ Livella, A’ Cunsegna, Sarchiapone e Ludovico e L’acquaiola, poi Il paese dei balocchi e Marcello e infine i grandi classici come Pinocchio, Tarzan, il manichino, la massaggiatrice, il vagone letto, il direttore d’orchestra, il Bel Ciccillo, gli esistenzialisti, la lettera, la fontana di trevi, la camera affittata a tre e potremmo continuare oltre fino a ricordare svariati e sempre diversi sketch che fanno riflettere, fanno ridere e danno la conferma, ancora oggi dopo mezzo secolo, di quanto grande e umile sia stato l’uomo Antonio De Curtis, Principe Comneno Griffo Focas di Bisanzio, e di quanto sia stato unico ed irripetibile Totò.
Carlo Guidotti per referencePOST (articolo e foto)